La tigna, signori, la tigna; si fatemelo dire; dopo quello che è successo ai
TBDM con la scomparsa tragica del proprio frontman, un uomo che era e valeva tanto in seno alla formazione di Detroit avrebbe ammazzato moralmente persino un toro.
Invece la formazione si ricompatta, elabora il lutto, richiama l’amico
Ryan Knight alla chitarra con il buon
Brian Eschenbach che si sposta al microfono e tira fuori questo album dal cilindro.
Siamo onesti, questo decimo album non è un capolavoro, ha qualche pecca ma basta ascoltare la prima devastante traccia “
Evening ephemeral” che fa tanto morale; pezzo compatto con influssi classicheggianti negli assoli e impatto con la sezione ritmica che fa il bello e cattivo tempo.
“
Aftermath” è deathcore allo stato puro con un blast beat innestato e riff serrati, qui se si nota l’apertura melodica centrale si sente un’influenza blacky prima di pestare come dannati.
Veniamo alla titletrack, che parte diretta e veloce per poi ecco rallentare nel chorus con un fraseggio melodico delle chitarre; questa alternanza tra parti violentissime e pause più ariose rende bene all’ascolto e fa percepire che la formazione non si perde troppo in fronzoli.
“
Utopia black” che chiude il disco ha una varietà di cambi di tempo che fa capire la preparazione tecnica dei musicisti; il solo è quasi di scuola swedish death metal per il gusto heavy metal.
Riassumendo, album che farà la felicità dei seguaci dei nostri, ha qualche difetto; una produzione che mette troppo dietro le chitarre perché in sede di riff a volte si fa molta fatica a percepirle, il buon
Brian ce la mette tutta ma non possiede il pathos del compianto
Trevor Strnad ed avrei gradito maggior varietà nei pezzi; tutto sommato è un buon disco che fa molto moralmente e ce li restituisce integri, bentornati.
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