Lasciate che il martello si abbatta su di voi!
Tranquilli, non sto parlando del
nuovo album degli HammerFall; ci hanno già pensato il Graz e il grande Frank a massacrarlo, giustamente!
Mi riferisco ai
Mallevs che, con il loro esordio, intitolato proprio
The Hammer, uscito sotto il vessillo della
Floga Records e appartenente all’ormai rigogliosa corrente della New Wave Of Traditional Heavy Metal, rappresentano l’ennesima band allettante proveniente dalla “Magna” (è proprio il caso di definirla tale) Grecia!
La proposta della band di Chrysoupoli, non é altro che un classico heavy metal “pane e salame”, ossia diretto e senza tanti fronzoli.
Eppure, nonostante l’apparente semplicità compositiva,
The Hammer è un lavoro che, almeno sotto il profilo strumentale, presenta numerosi spunti interessanti, per merito della veemente passione sprigionata, e per la scelta di linee melodiche particolarmente indovinate.
Come detto, il disco pur non inventando assolutamente nulla, si fa comunque apprezzare per l'indiscussa capacità della band di rielaborare le influenze tradizionali secondo la propria personale concezione musicale, integrandole con elementi power-speed (si pensi a brani come
Fire and Blade, la title-track o la veloce
Astral Plains) e con un tocco di doom (vedasi
Black Abyss oppure
Hydra Of Lerna) che conferisce alle tracce un alone di epicità.
In qualche passaggio inoltre, i
Mallevs sembrano rifarsi (manco a dirlo) proprio agli stessi HammerFall (quelli del periodo d'oro di inizio carriera, si intende); ne sono un fulgido esempio, la travolgente
Barricade Of Steel, oppure alla ruvida
Revenge Comes Riding.
Le chitarre di
Thomas Trampouras e
Manos Trantafilou sono le autentiche protagoniste di
The Hammer; con il loro suono tagliente infatti, macinano continuamente riffs e assoli di tutto rispetto, creando atmosfere tirate e tenendo sempre alta l’intensità, rafforzata, a sua volta, dalla solidità della sezione ritmica, curata da
Giannis Maleas al basso e da
Konstantin Gkialos alla batteria.
Fin qui, tutto bellissimo. Ma....
Il tallone d’Achille dei
Mallevs è da individuare nella voce di
Panos Takos che, pur non essendo brutta, manca purtroppo, della ferocia necessaria che un album cosi energico come
The Hammer richiederebbe.
Il timbro, eccessivamente morbido del vocalist, si adatta male all’esuberanza compositiva del disco e finisce purtroppo per penalizzare oltremodo un lavoro che avrebbe indubbiamente meritato migliore sorte e che, con un cantante più graffiante, si sarebbe potuto candidare come uno dei debutti più interessanti del 2024!
In conclusione quindi, nonostante un esordio più che positivo, resta un pizzico di amaro in bocca per qualcosa che poteva essere, ma che purtroppo, non è stato.
Bene
Mallevs, ma non benissimo.