Copertina 6,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2024
Durata:42 min.
Etichetta:Art of Propaganda

Tracklist

  1. SOUL : INERT
  2. ASBEST
  3. DYSTHYMIAN DREAMS
  4. EQUAL. SILENT. COLD.
  5. DELUGE
  6. DAFFODILS

Line up

  • P.G.: lead vocals, bass, guitars, orchestration, samples
  • U.A.: backing vocals, lead guitars
  • T.H.Z.: drums

Voto medio utenti

Dopo due buonissimi album che hanno contribuito a rendere noto il loro nome, si ripresentano sul mercato i tedeschi Groza trovandosi di fronte ad un "bivio": continuare sulla strada, fin qui percorsa, di un black metal moderno fortemente debitore nei confronti dei Mgla, oppure evolversi verso territori più personali e, probabilmente, più convincenti?
"Nadir", sempre licenziato da AOP, non fa ne l'una ne l'altra cosa e, purtroppo, oltre che deludere un estimatore dei Nostri come il sottoscritto, riesce nella "impresa" di risultare anonimo pur nella sua apparente perfezione.
Il nuovo album, infatti, sa di già sentito e si attesta su lidi post black metal, forse fin troppo melodici, vicini, a volte vicinissimi, agli Harakiri for the Sky (cosa per certi versi "scontata" vista la line up) e agli Agrypnie, soprattutto per la vena malinconica dei brani, restando, tuttavia, ben lontano dai vertici dei gruppi citati, ma anche da quegli dei Groza stessi che, nel recente passato, hanno fatto davvero molto meglio, chiaramente a mio modo di vedere la loro musica.

Ora, "Nadir" non è un lavoro classificabile come "brutto", anzi tutt'altro, e molti, con ogni probabilità, pagherebbero per scrivere musica in questo modo e con questa qualità, però sono certo che, una volta ascoltato, difficilmente ci verrà voglia di farlo di nuovo, (magari in una serata di pioggia a casa senza altro da fare si...) e, fra non molto tempo, ci scorderemo dell'esistenza di un album dall'ottima produzione, dalle efficaci melodie crepuscolari che si contrappongono alla ferocia di alcune partiture, ma assolutamente privo di anima... cosa, quest'ultima, molto grave per un lavoro del genere, un lavoro, cioè, che dovrebbe puntare proprio a penetrarti nel profondo.
Che dirvi di più?
Beh, benino, ma non bene, figuriamoci benissimo.
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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