"
Un tempo per la meraviglia alzavamo al cielo lo sguardo sentendoci parte del firmamento, ora invece lo abbassiamo preoccupati di far parte del mare di fango."
da "
Interstellar" di C.Nolan
Prima di dirvi cosa c'entri la citazione tratta da uno dei tanti capolavori del maestro Nolan con una band metal - i transalpini
Fractal Gates nella fattispecie - mi prenderò qualche riga per introdurli qui su
Metal.it visto che, sebbene siano ormai sulla scena dal 2007, non erano mai stati trattati.
Il quintetto nasce nella "Ville Lumière" 17 anni fa e - dopo un demo ed un EP - nel 2009 pubblica il debut "
Altered State of Consciousness" che mi lascia abbastanza indifferente; non così il successore "
Beyond the Self" nè il terzo disco "
The Light that Shines", buonissimi lavori frutto della evidente maturazione di
Sebastien Pierre e compagni.
(E sì, è il
Sebastien Pierre che con
Jari Lindholm anima il progetto
Enshine.)
"
One With Dawn" - quarto disco della band edito da
Rain Without End Records - è il culmine del processo evolutivo dei
Fractal Gates ed è il lavoro che, a mio parere, li consacrerà a solidissima realtà nel vastissimo universo death melodico e relative declinazioni.
Le sonorità che i ragazzi di Parigi - dopo oltre 3 lustri di affinamento - srotolano nei 59 minuti del nuovo album sono una mirabile crasi tra i tratti distintivi di
In Vain, Evergrey ed
Omnium Gatherum: melodie dal flavour progressive, partiture aggressive e grande attenzione alla struttura ed alla facile assimilazione delle canzoni.
E veniamo all'incipit: le tematiche trattate da sempre dai
Fractal Gates ruotano intorno alla vita extraterrestre, alla fantascienza ed alle profondità dell'universo e la loro musica mira a farci alzare lo sguardo verso gli insondabili abissi del cosmo piuttosto che incatenarlo alle piccolezze quotidiane.
Questo intento viene perseguito e centrato grazie al lavoro certosino delle chitarre di
Stéphane Peudupin ed
Arnaud Hoarau, al nerbo del synth ed all'ugola eccellente di
Sebastien Pierre capace di essere incisivo sia nel growl più ruvido che nelle cristalline parti in pulito.
Le canzoni, come sottolineato, sono il punto forte di "
One With Dawn" colme come sono di melodie azzeccate ed immediate ("
Shining Fall" o "
Seamless Days" per esempio), ritornelli vincenti ("
When the Distance Paints Us", "
Earthbound") e grandi atmosfere ("
Echoing Motions").
Notazione interessante: anche nel nuovo disco prosegue la curiosa abitudine dei
Fractal Gates - iniziata nel debut album - di inserire brani strumentali realizzati con tastiere e synth chiamandoli "
Visions" seguito da numero romano (siamo a "
Visions XV").
Probabilmente "
One With Dawn" non finirà nella mia personale classifica di fine anno (10 posizioni sono ahimè poche) ma di sicuro è un disco che - dalla sua uscita - ascolto con assiduità e piacere.
Fractal Gates - "
Seamless Days"
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