Power Metal & Fantasy a manetta.
E cosa altro aspettarci dai
Krilloan, che abbiamo iniziato a conoscere in occasione del loro esordio, "Emperor Rising", uscito nel 2022 e che ci aveva consegnato una formazione già in grado di tenere alte le insegne del Power Metal svedese.
Che poi di svedesi nei
Krilloan troviamo il solo
Klas Holmgren, chitarrista e fondatore del gruppo, dato che i suoi compagni di viaggio provengono un po' da tutto il mondo, dalla Germania, dal Portogallo e financo dall'Argentina. E altrettanto variegate sono le influenze che ritroviamo nel loro songwriting, visto che non solo di Hammerfall, Nocturnal Rites o Freternia si "
vive", ma nel loro sound fa capolino anche tanto (tanto... tanto..) dei Blind Guardian oltre Sonata Arctica e Rhapsody.
Dalle parole ai fatti: la battagliera opener "
Atlantean Sword" ci dice già tutto quelle che c'è da sapere su "
Return of the Heralds", un Power Metal veloce e affilato, proprio come la spada brandita da Conan sui due film interpretati da Arnold Schwarzenegger, con largo uso di quei cori eroici che ritroviamo anche nella successiva "
Kings of the Iron Hill" che corre con passo meno spedito e soprattutto è un esplicito omaggio ai già citati Blind Guardian, visto che le liriche sono praticamente un collage di titoli di brani dei bardi di Krefeld. Si abbassano ulteriormente i ritmi e si torna alla saga di Conan il Conquistatore con "
Blood & Fire (Born on a Battlefield)", almeno sul piano lirico, visto che musicalmente è largamente influenzata dai Blind Guardian, anche se nei cori fanno pure capolino urletti alla Powerwolf. Altra canzone altro riferimento, infatti, credo che sia la martellante "
Hammer of Wrath" sia la più morigerata "
Avenging Son" si rifacciano entrambe al gioco di ruolo Warhammer, e se non mi ripeto sulle influenze musicali che sono schiaccianti, devo invece fare i complimenti alla prova del portoghese
Alex VanTrue che si trova a suo agio nei panni di un novizio seguace di Hansi Kürsch, anche se nel corso dell'album la sua voce più che il cantante tedesco mi ha fatto pensare a Tony Kakko (Sonata Arctica) e a Fabio Privitera dei Bejelit.
Si prende fiato con il breve interludio orchestrale "
The Oathpact" per poi tornare alla pugna con la titletrack, esemplare cavalcata intrepida, credo ispirata dalla saga del Trono di Spade, che per indole e struttura molto deve ai Gamma Ray e dove vengono esaltate le qualità di
Alex VanTrue. E dopo una bella rincorsa che c'è di meglio di quel momento di serenità cui ci accompagna l'acustica "
The Kingkillers Tale", con i suoi arpeggi e quelle melodie che ravvivano le mai sopite influenze da parte dei Blind Guardian. Ovviamente dopo la quiete la tempesta, prima con la rutilante "
We Burn", helloweeniana e ben incalzata dal drumming di
Christoph Brandes e dai larghi squarci corali, ed infine con la conclusiva "
Beyond the Gates" (ispirata da un altro gioco di ruolo, Dragons and Demons) che apre le porte ad una spedizione verso territori che rinverdiscono i fasti della scena Power Metal italiana a fine a cavallo degli anni '90 e l'inizio del nuovo secolo, tra Heimdall, Projecto, Secret Sphere, Highlord, Thy Majestie...
"
Return of the Heralds", che si accompagna all'evocativo artwork realizzato nuovamente da
Alvaro Valverde (Khonkhra, Elvenking, Veonity...), è una bella conferma per lo stato di salute dei
Krilloan, un album decisamente superiore al suo predecessore, sia per un songwriting e arrangiamenti più snelli e fluidi rispetto all'esordio dove si avvertiva ancora il
segno del caos (voluta citazione da "Le Cronache di Ambra"), ma anche per resa sonora, qui decisamente più pulita e smagliante.
Under the skies, over the seas
Fly with us tonight...
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