Si può unire il black metal al dark rock anni 80? Per questo trio la risposta è assolutamente affermativa.
Questo terzetto californiano vuole unire questi due generi per certi versi agli antipodi, che sondano l’oscurità in maniera diversa eppure affascinanti.
Secondo album e primo sotto l’egida della label inglese; si sente questo sforzo da parte loro nell’opener che sfrutta certe atmosfere soprattutto nelle chitarre in questo up tempo serrato che mischia cambi ritmici e voce urlata.
La titletrack ti proietta invece in quel climax di inizio 1980 dove il punk stava diventando altro e prendeva una piega più oscura e sensuale ma senza perderne la carica.
Altro brano interessante è “
Wombs”, dall’appeal heavy/dark; una sorta di ibrido nato da due mondi, un mid tempo che porta un profumo lontano eppure irresistibile, vampiresco.
Riuscitissima commistione è “
Pagan war”, questo è assolutamente estremo puro se dovessi trovare una definizione; perché questa voglia di sperimentare ed andare oltre genera un pezzo che va dritto, serrato e pesante nei contenuti.
Ciliegina sulla torta è la cover del classico bathoriano “
Raise the dead” bastardizzato a dovere eppure riconoscibile.
Bravi, soprattutto per il coraggio; non dev’essere semplice far connettere due stili molto diversi tra loro eppure questi ragazzi ci stanno riuscendo, dategli più di un ascolto.
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