Blake Judd è una persona odiata.
Forse per il suo continuo uscire dal mondo della droga per poi rientrarne (almeno nel passato non troppo remoto).
Forse per il suo cammino artistico fatto di chiusure definitive e inattese ripartenze.
Certamente per il suo comportamento disonesto nei confronti dei fans (su internet leggerete di tutto in merito...).
Con ogni probabilità per tutti questi motivi e per altri ancora legati alla sua immagine molto poco accattivante.
Odio dunque.
Odio, inteso come sentimento puro, che il musicista americano ha vissuto sulla sua pelle e che lo ha fatto crescere. Probabilmente più forte di prima e forse migliore.
Oggi, dopo tanti anni, dopo la pandemia, dopo aver perso tutto, dopo essere rinato come la fenice, questo odio viene incanalato, per la prima volta da completamente sobrio, nel nuovo, lungamente atteso, album dei
Nachtmystium, un album che è lo specchio fedele di
Blake Judd, molto più di quanto accaduto nel passato perché frutto di una consapevolezza diversa e di un processo di crescita personale che non potevano essere trascurati.
"Blight Privilege", titolo che "gioca" con il concetto del privilegio bianco inteso come illusoria idea in contrapposizione alla realtà che, invece, accomuna tutti, indipendentemente dal colore della propria pelle, nella povertà all'interno di quella che è la nuova società americana, è un album cupo, a tratti nerissimo, ma diabolicamente
orecchiabile (ascoltate i primi due brani come esempio), un album, quindi, estremo, come dovrebbe essere il Black Metal, ma profondamente diverso da quello che gli sta intorno, come, da sempre accade, per i
Nachtmystium, un gruppo che frequenta un campionato tutto suo, fatto di immediata riconoscibilità e dissacrante qualità.
I sette brani composti da
Blake raccontano la sua storia e la storia, recente, degli USA, usando un linguaggio crudo e diretto, ma ricorrendo, anche, a melodie tanto semplici quanto dannatamente efficaci (straordinari gli inserti di tastiera) sulle quali si stagliano, da un lato, le urla rabbiose dell'artista del Midwest, e dall'altro, architetture sonore che sembrano guardare al passato più intransigente dei
Nachtmystium che, però, viene interpretato in un'ottica nuova e decisamente conscia delle moderne evoluzioni del Black Metal, il tutto all'insegna di una proposta molto diretta, ma raffinata e, certamente, lontana da qualsiasi banalità e velleità di mercificazione.
Blake Judd, riprendendo quanto detto all'inizio, sarà anche odiato e autore di azioni riprovevoli, ma il suo talento resta immutato e la sua creatura musicale, oggi più che mai, può sedere sul trono dello USBM, posizione che compete ai
Nachtmysium per la loro capacità di sorprendere, di scardinare ogni certezza, e di scrivere grande musica in una modalità, lo ripeto ancora, assolutamente personale ed immediatamente riconoscibile, caratteristica, questa, che, solitamente, distingue i buoni artisti dai fuoriclasse.
Se qualcuno ancora nutrisse dubbi sul valore dei
Nachtmystium, farebbe bene a procurarsi una copia di
"Blight Provilege" e scoprire, attraverso gioielli come
"The Arduous March", giusto per citare un pezzo, come il Black Metal possa essere urticante pur restando armonioso ed a tratti psichedelico, veicolando, ad un'attenta analisi, un messaggio di violenta protesta sociale in grado di travalicare i confini della musica stessa per diventare messaggio universale e dal fragoroso potere educativo.
Questa è la
musica che piace a me.
Questo è, davvero, un grande album.
Questo è qualcosa di realmente diverso dal solito e, di conseguenza, non adatto, assolutamente, ai duri e puri.
Questi, badate bene, sono i
Nachtmystium.