Se c’è qualcosa che è sempre andato bene, perché cambiare?
Questo mi sono chiesto quando ho ascoltato il ritorno di questi immarcescibili danesi; ottavo album in ben trentaquattro anni di puro ed incorruttibile metallo.
Qui c’è una formula ben rodata ma vincente, tanto death/thrash metal prodotto bene e servito caldo e fumante; non c’è trucco e non c’è inganno siore e siori.
Prendete per esempio la traccia “
Revolution”, ritmata, precisa con quel sapore old school che ti prende alla gola; velocità controllata e dosata, riff serrati e vocione greve ma comprensibile e quel tocco di melodia nell’assolo, cosa volere di più?
Altro buon pezzo è “
Artificial sun” dove lo scapocciamento è assicurato, però alternato a tempi più rallentati e luciferini; “
Resurrection machine” è un up tempo panterizzato dove le chitarre fischiano e grattano e le rullate si sprecano e all’interno si trova anche una progressione veloce con un solo breve ma calzante.
Con questo nuovo album il quartetto non cerca di stupire a tutti i costi, meriterebbe un mezzo punto in più se non avesse un paio di filler ma non male, veramente un buon lavoro che consolida la loro fama, bravi
Konkhra.
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