Copertina 5,5

Info

Anno di uscita:2024
Durata:52 min.
Etichetta:Trollzorn Records
Distribuzione:Alive

Tracklist

  1. INTRO
  2. NON EST DEUS
  3. THEOTÓKOS
  4. ISAPÓSTOLOS
  5. EIKON
  6. BLUT SCHREIT PALÄSTINA
  7. PEIN, PEST
  8. ICH, NOVUS ALEXANDER
  9. ES IST KEIN GOTT

Line up

  • Hrabanus: vocals, acoustic guitar
  • Batseba: hurdy-gurdy, vocals
  • Melior Pars: electric guitar
  • Sanior Pars: electric guitar, background vocals
  • Despotis: bass
  • Holofernes: drums

Voto medio utenti

I tedeschi Apostasie sono al loro debut discografico, un album dedicato, a livello di concept, alla "Historia Ecclesiastica Perversa", quindi alla follia dei dogmi e dei rituali della chiesa cattolica.
Niente di nuovo, direi, su questo fronte.
Mi ha sorpreso, invece, che a livello musicale il gruppo, affrontando un tema del genere, adoperi una "versione" molto melodica, con molti richiami folk, del black metal, piuttosto che scegliere un approccio più violento e diretto.
Premesso tutto questo, "Non Est Deus" è un lavoro senza troppi spunti di rilievo, registrato sicuramente in modo molto buono, ma piuttosto canonico, molto legato ad una sorta di extreme folk metal che, soprattutto nella loro madre patria, sembra riscuotere grande apprezzamento, mentre, alle mie orecchie, suona come una sorta di "pappone" ne carne ne pesce nel quale, come ho già scritto, non trovo niente di rimarchevole e per il quale, a peggiorare la situazione, serve troppo tempo per arrivare alla fine, poiché i brani, seppur vari, sono troppo lunghi e con la fastidiosa tendenza a girare troppo intorno a se stessi.
Va detto, ad onor del vero, che le parti più violente, le migliori, sono di buona fattura, al netto di un uso delle vocals distorte troppo piatto, ma vengono spesso affossate dal resto dell'album quando gli Apostasie, nel tentativo a mio avviso di essere originali, inseriscono divagazioni sonore poco consone alla musica estrema e, soprattutto, molto poco ispirate, creando quel miscuglio fastidioso al quale accennavo in precedenza.
In conclusione, i tedeschi hanno delle carte dalla loro parte ma, ancora, non sanno come giocarle e si perdono, dunque, in troppe direzioni diverse senza riuscire ad essere incisivi come avrebbero dovuto e voluto essere.
Alla prossima.
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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