Dopo "Border Wild", il loro secondo album che risale all'ormai lontano 2009, gli
Scala Mercalli tornano a parlare di "
confini". Ma se all'epoca il confine era quello interiore e sociale che tracciava il limite tra l'uomo (diciamo) civile e quello selvaggio e violento, con il nuovo "
Confini 1915-18" la formazione marchigiana prosegue sulla linea intrapresa con le uscite più recenti, "New Rebirth" e "Independence", che a mio parere hanno coinciso con una crescita esponenziale degli
Scala Mercalli, dove uno dei punti di forza è stato proprio l'andare ad esplorare episodi storici del Risorgimento italiano e farlo con l'auspicato inserimento del cantato in italiano, che ora ha assunto maggior spazio e importanza narrativa.
Dopo gli sguardi gettati su diversi avvenimenti incentrati sul periodo napoleonico, il Risorgimento e le Guerre d'Indipendenza, ecco che si approda proprio alla fine del Risorgimento e alla Grande Guerra.
Non si tratta però di un vero e proprio concept, infatti, assieme a quelli a tema storico che rappresentano comunque l'ossatura dell'album, troviamo anche brani come "
Write Your Destiny" e "
Face Your Fears" che esplorano temi sociali più attuali e musicalmente più diretti e immediati, sempre e comunque all'insegna della proposta musicale degli
Scala Mercalli: un Heavy Metal ottantiano caratterizzato dall'alternarsi di scatti repentini e aperture melodiche.
Ad aprire il disco è l'introduzione strumentale (e maideniana aggiungerei) "
The Fourth War of Independence", definizione spesso usata dagli storici per la Prima Guerra Mondiale, evento che poi si palesa proprio con la seguente "
La Grande Guerra", raccontataci da
Christian Bartolacci (anche vocalist degli Ibridoma) con il suo ormai caratteristico cantato su registri acuti e aspri, ma sempre versatile e dalla grande forza interpretativa, che qui ha l'arduo compito di risvegliare l’orgoglio per la nostra Patria.
E gli
Scala Mercalli lo fanno andando a recuperare episodi leggendari come "
L'Impresa Di Premuda" o "
Piave Fiume Sacro" e celebrando alcuni degli eroi di quel cimento, sia quelli più noti come "
Ace Of Aces (Francesco Baracca)" o gli alpini di "
White War (Penne Nere)", sia quelli meno conosciuti come
"Portatrici Carniche (Maria Plozner Mentil)" e soprattutto tributando omaggio al "
più noto tra gli ignoti" con "
Soldier Without Name - Milite Ignoto".
Tutte canzoni nella miglior tradizione degli
Scala Mercalli, un trademark garantito da
Sergio Ciccoli, motore e cuore pulsante del gruppo, e non solo per come pesta il suo drum kit ma anche per essere ormai l'unico componente originario, e se negli anni al suo fianco si sono alternati diversi musicisti, chiaramente ognuno con le proprie peculiarità, tutti si sono sempre messi al servizio della band. E lo fanno in maniera esemplare anche oggi le chitarre di
Michael Rossi e
Federico Gianantoni, affilate e taglienti ma che sanno anche variare, creando atmosfere più malinconiche o eroiche, basta coglierle alle prese di "
L'Impresa di Premuda" o "
Portatrici Carniche (Maria Plozner Mentil)", e se invece si vuole testare la sezione ritmica possiamo annotarci come
Sergio Ciccoli e
Roberto Guglielmi tratteggiano l'inquieta "
White War (Penne Nere)". Da segnalare inoltre che su "
Piave Fiume Sacro" ritroviamo le melodie de "La leggenda del Piave", qui suonate dalle pive emiliane (una tipologia di cornamusa italiana) degli ospiti
Alessio Bastarelli e
Federico De Angelis (entrambi fanno parte del gruppo folk Kypra) e sulle quali gli
Scala Mercalli realizzano un brano che riesce a unire tradizione con il Classic Metal ed una spazzolata di Megadeth.
Ad arricchire "
Confini 1915-18", troviamo anche tre bonus track, la prima è un rifacimento di "
Queen of Dragons" che era inclusa su loro secondo demo e che per l'occasione è stata incisa assieme ai musicisti che facevano parte della band nel 1998. Seguono prima l'inedita "
Garibaldi Resurrection (Ritornerà)", nata per promuovere il fumetto "Garibaldi Risorgimento" realizzato per la Emmetre Edizioni, e infine l'avvolgente "
Two Lands One Heart", nata dalla collaborazione con
Hugo Bistolfi, ex tastierista degli argentini Rata Blanca, e che tocca il tema dell'immigrazione.
Ma l'attenzione va rivolta anche alla parte visiva del disco, tanto ad un artwork semplice ma evocativo, dove campeggia la dea della Vittoria, realizzato da
Fabrizio De Fabritiis, illustratore e fumettista che tra le sue svariate collaborazioni vede anche quella con Sergio Bonelli Editore per le serie Dragonero e Zagor Più, quanto alla grande cura e attenzione posta nella realizzazione dei video che hanno anticipato ed ora accompagnano "
Confini 1915-18" e che trovate in calce alla recensione.
Ai tempi del loro esordio descrissi gli
Scala Mercalli come un gruppo
"in grado di rivitalizzare il vecchio e sano Heavy Metal, rassicurato da pulsazioni ad altro gradiente metallico e da impennate thrashy."
Ora come allora. Solo che adesso lo fanno meglio.
Metal.it
What else?