Continua la collaborazione tra
Mike Flyntz, chitarrista dei Riot V, e il cantante statunitense
James Durbin per il progetto
Cleanbreak, oramai nato da tre anni e che ha saputo regalare nel 2022 un ottimo debut album come 'Coming Home'. La proposta è quello di un hard rock/heavy metal dalle tinte modere, rimanendo in casa Frontiers potremmo dire che si avvicina al sound dei Nordic Union (anche lì un progetto tra due musicisti) per stile e songwriting. In questo caso però, i due hano un aggiunta non da poco che consiste nel talento di
Alessandro Del Vecchio, conosciuto ai più per gl Edge of Forever, ma anche per aver partecipato su molti altri progtti come Archon Angel (un certo Zachary Stevens), Sunstorm, Ronne Romero e molti altri. Se ciò che era emerso con il precedente album era quello di un metal molto di impatto, diretto, in questo caso vengono mantenute le medesime premesse, aggiungendo però quel tocco di epicità e pathos in alcuni pezzi che ben si adatta non solo all'evoluzione musicale dei Cleanbreak, ma anche e sopratutto alla voce di
Durbin.
Nello specifico parlo di canzoni come la doppietta
'Love Again' 'Bide Our Time', il primo un lento mentre il secondo un mid tempo, che vanno a giocare molto sull'abilità alle tastiere di Del vecchio da una parte e dell'estensione vocale di Durbin che è sicuramente una delle principali protagoniste di tutto il disco. Non vengono ovviamente disdegnati momenti più accattivanti, come l'iniziale
'Warrior's Anthem' o
'Unbreakable', un filo già più scontata, ma comunque godibile. Purtroppo c'è da aggiungere che i suoni e la produzione non vanno a braccetto con il restoo, risultando spesso fastidiosi per quanto riguarda la chitarre e con una sensazione di eccessivamente finto, e come detto è un peccato dato che la qualità dei singoli pezzi c'è. Non c'è molto spazio per ballad o lenti nel senso stretto del termine, che andrebbero a spezzare, ma fondamentalmete non è un problema dato che passando dalle varie
'Can't Lose Hope', la molto bella ed epicheggiante
'Breathless' o la Titletrack, il problema non si pone.
Un altro centro per i
Cleanbreak, con alcuni piccoli difetti qua e là (da citare ad esempio la poco fantasiosa copertina), ma che comunque è un prodotto più che gradevole per un ascolto spensierato e che non è un semplice copia incolla del precedente, come spesso accade in questi progetti. Una possibilità gli va concessa.
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