L’evento Metal del 2024 è senz’ombra di dubbio il ritorno dei
Linkin Park dopo gli anni di silenzio successivi alla tragica morte del loro singer storico.
Nel 2024 per
Shinoda i tempi erano diventati maturi per ritornare ed ecco fatto: di botto, senza nessun vero preavviso il 6 settembre viene annunciato il suddetto “
From Zero”, presentata la nuova cantante (
Emily Armstrong proveniente dai
Dead Sara), lanciato il primo singolo (“
The Emptiness Machine”) e fatto un concerto in diretta streamimg.
Ovviamente le opinioni sono state numerose, contrastanti e passavano con disinvoltura da un estremo all’altro, di mio faccio notare che ci sono un sacco di act musicali in giro che sono senza il loro cantante storico o addirittura senza membri fondatori (
Napalm Death,
Soft Machine ad esempio) e che la ragazza ha fatto bella figura nel suddetto live.
Prima di parlare di questo album, facciamo una piccola sintesi della carriera del gruppo:
- “
Hybrid Theory” (2000) è sicuramente il lavoro migliore dei
LP, un Nu Metal edulcorato quanto si vuole, ma ficcante e riuscito;
- “
Meteora” (2003) segue la scia dell’esordio, non dello stesso livello, ma non per questo disprezzabile per gli amanti del Nu e dell’Alternative Metal, anzi;
- “
Minutes to Midnight” (2007) fatto con un guru come
Rick Rubin è un album “minestrone” nel quale le tante idee erano appena abbozzate e ne uscì una porcheria di rara bruttezza;
- “
A Thousand Suns” (2010) vide un netto cambio di carte in tavola con una svolta Elettro Rock molto vicina a certi
Radiohead e con qualche intuizione interessante;
- “
Living Things” (2012), continuò la scia del precedente, spingendo ancora di più su sonorità alternative, risultando ancor più altalenante e traballante;
- “
The Hunting Party” (2014) fu un parziale ritorno alle origini che, pur non facendo gridare al miracolo, riportava un po’ di speranza;
- “
One More Light” (2017), lavoro disastroso, un compendio di Pop americano della peggior specie e no, questa non è né sperimentazione, né una evoluzione, spiace;
Fatta questa verbosa introduzione passiamo ai giorni nostri: bene, questo “
From Zero” come suona?
Dopo quell’aborto mancato (
chiamiamo le cose con il loro nome per favore) di “
One More Light”, anche in questo caso abbiamo un parziale ritorno alle origini.
Dico parziale perché non basta qualche chitarrone e scream messi di tanto in tanto per trasformare un disco di musica in musica Metal. Non che questo sia per forza una cosa
negativa, ma è giusto constatare questo.
I 32 minuti di quest’uscita del catalogo
Warner Bros suonano come suona un certo tipo di Alternative Rock americano che tanto è in voga in quei lidi negli ultimi anni.
Se c’è qualche strizzata d’occhi al Metal, è altrettanto vero che spesso si abbraccia un certo Pop Rock: pezzi molto semplici e diretti, con melodie vocali e ritornelli ottimi per
Virgin Radio o
Radio Freccia, qualche raro scratch col giradischi, qualche breve parte rappata, qualche riff di chitarra dal sapore Metal attorniati da beat di batteria semplici, ma efficaci e azzeccati in questo contesto.
Shinoda si dimostra nuovamente un discreto rapper, mentre quando tenta uno stile di canto melodico risulta anonimo.
Su
Emily Armstrong che dire invece? Povera donna, lei ha raccolto un’eredità pesante sulle sue spalle e le vedovelle di
Chester l’hanno già crocifissa, ma c’è da dire che lei il suo lo fa e anzi, lo fa pure bene: a volte i suoi scream sono un po’ troppo strozzati, ma in generale ha grinta da vendere, sa usare bene la sua voce e si rivela essere quel quid in più di questi nuovi
Linkin Park.
Produzione ovviamente a livelli stellari che dà potenza, ma al tempo stesso ingentilisce il tutto.
La tracklist l’ho trovata molto altalenante e discontinua tra pezzi effettivamente ben riusciti (il primo singolo “
The Emptiness Machine” che forse è il pezzo più riuscito di questo lotto, “
Heavy Is the Crown” che pare essere uscita dai primi anni 2000 e dalla Mtv generation, l’energica “
Casualty” dove effettivamente le chitarre non sono un mero accessorio o la nostalgica “
Two Faced”), pezzi che per scelte discutibili non decollano (la saltellante “
Cut the Bridge” o la stereotipata “
IGYEIH”). Si procede con un po’ di anonimato d’autore (“
Stained” e il Pop elettronico ed effettato di “
Overflow”), la stucchevolezza del recente passato anch’essa torna di tanto in tanto (“
Good Things Go”, “
Over Each Other”).
Non è propriamente un disco brutto, quanto un lavoro amorfo che tanto guarda alle tendenze del mercato di casa propria che per colpa dell’ostinata ricerca della melodia vincente, fin troppo spesso si va a parare in scelte melodiche sempliciotte e che hanno un sentore di già sentito, omologandosi ed appiattendosi a certo Alternative/Pop Rock tipico del mainstream nord americano.
Un tale livello produttivo atto a nascondere una certa mancanza di idee farà felice un certo tipo di pubblico, ma come ci insegnano i
CCCP, “
le insegne luminose attirano gli allocchi”.
Alla fine “
From Zero” è un nuovo inizio di una band che, lo si voglia o meno ha un suo peso specifico ed è la scusa per tornare a macinare tour e concerti, una cosa questa che in tutta onestà non mi sento di condannare.
Non siamo ai livelli del “tutto fumo e niente arrosto” di act vergognosi come i
Sabaton, ma più su un livello dei
Falling in Reverse, ovvero una band da singoli ed è quello che rimarrà molto probabilmente tra qualche tempo di questo album, qualche singolo nelle setlist live, nelle playlist Spotify, nei passaggi in radio e basta.