Il cambio di cantante, soprattutto se riguarda uno dei propri gruppi musicali prediletti, è inevitabilmente un fatto “spinoso”.
Per quanto il sostituto possa essere valido e stimato, il rischio di non replicare le sensazioni provate con il
vocalist originale, è sempre in agguato. Inoltre c’è sempre da valutare se e in quale misura l’avvicendamento avrà impatto sull’approccio musicale e come il nuovo arrivato si comporterà nei confronti del suo predecessore, magari tentando una raramente proficua forma emulativa.
Tutte questioni che angustiano il sottoscritto mentre si appresta ad ascoltare il sesto albo dei
Lionville, in cui è
Alexander Strandell (Art Nation, Nitrate, Crowne) ad occuparsi del comparto vocale, succedendo a
Lars Säfsund (Work Of Art), fattivo contributore all’eccellenza artistica sfoggiata finora dalla
band italiana.
E allora, cercando di affrontare una dopo l’altra le suddette attanaglianti perplessità, iniziamo ammettendo che non si può essere del tutto indifferenti ad una successione tanto importante e caratterizzante dal punto di vista emozionale.
La buona notizia è che, superato il piccolo “sbandamento” iniziale, l’ascoltatore appassionato potrà agevolmente godere del modo con cui
Strandell conferma appieno la sua spiccata personalità e si cala assai efficacemente nel favoloso contesto espressivo dei
Lionville, oggi, forse anche per la sua presenza, diventato leggermente più gagliardo e grintoso.
E così capita che “
Supernatural”, mantenendo intatta la straordinaria sensibilità compositiva di una compagine di rango superiore, si possa tranquillamente considerare l’ennesima meraviglia sonora da affidare senza riserve a tutti gli estimatori del
rock adulto a ventiquattro carati.
Semplificando molto la questione, potremmo dire che nel comparto ispirativo del gruppo ora sembra maggiormente rilevante l’influsso di Journey e Survivor e un po’ meno quello dei Toto, ma come ben sa chi conosce la sua favolosa parabola discografica, in realtà siamo di fronte ad una formazione che ha interamente acquisito e assimilato i canoni “classici” dell’
AOR per poi restituirli in una formulazione “fresca” e oltremodo coinvolgente.
Attributi che ritroverete immacolati fin dall’
opener “
Heading for a hurricane”, edificata su un’impalcatura
hard-rock ed esaltata da un
refrain “a presa rapida” che la conduce dritta nella stratosfera della melodia, lucente latitudine in cui soggiornano felicemente sia la pulsante e sofisticata
title-track dell’opera e sia la successiva “
Gone”, intrisa di virile romanticismo.
“
Breakway” è uno dei pezzi più istantanei e “cinematografici” della raccolta, ambito in cui
Strandell appare particolarmente a suo agio, pur dominando con innate capacità interpretative anche le situazioni più intimiste, come accade nella crepuscolare “
The right time” e nella suggestiva
ballad “
Unbreakable”.
“
Nothing is over” torna a solcare terreni vivaci e stratificati, ulteriormente tonificati nel clima Journey-
esco di “
The storm” e della trionfale “
The one” e infine resi sontuosi e forbiti in “
Another life” e “
Celebrate our life”, altri due gioiellini sonici da consegnare agli annali del settore.
Se amate i “vecchi”
Lionville, non li dimenticherete e non li rimpiangerete (forse solo uno
zinzino …) nemmeno ascoltando “
Supernatural”, un disco che apre una nuova, altrettanto entusiasmante, fase della loro inattaccabile sovranità artistica.