I Winteropera si sono formati (nel milanese) solo nell'Estate del 2004 dopo una prima parentesi come Stratosfear, una travagliata incarnazione che nel 2002 li aveva visti pubblicare il loro primo demo, "Castlevania".
Ora, questo loro nuovo lavoro oltre alla titletrack ci propone tre brani, tutti inquadrabili in un moderno e Melodic Power Metal, influenzato sia dai principali gruppi di casa nostra sia dalla popolata scena scandinava.
"Destructon of Gaia" è una song piuttosto ordinaria, costruita su un insistente tappeto di tastiere e cori orecchiabili spezzati da qualche passaggio accelerato ma anche da un intermezzo melodico. Sin da questo primo pezzo si fa notare il bravo vocalist Giacomo Cherubini, mentre il resto del gruppo non riesce ad emergere da una registrazione poco più che sufficiente che spesso appiattisce le chitarre, anche se poi l'unico che può davvero dolersene è il drummer del gruppo, danneggiato non poco dalla resa sonora. "Hit & Leave" ha qualcosa dei primi Sonata Arctica, con quel cercare di mettere insieme melodia ed una ritmica più rude e scandita, mentre con "Lady Eva" i Winteropera ci mostrano il loro lato più acustico, con un pianoforte iniziale (ottimamente accompagnato da Cherubini) ed uno sviluppo orchestrale che ne acuisce il lato intimistico ma che allo stesso tempo mostra alcune incertezze nei chorus ed evidenza i limiti di personalità di un gruppo ancora ai primi passi.
L’ultima canzone, "Van Helsing", è la composizione più recente dei Winteropera, è forse anche per questo denota una freschezza ed un impatto maggiore, purtroppo nell’occasione sono la chitarra e le tastiere a perdersi nelle fasi soliste.
Ad ogni modo quello che emerge è la proposta di una formazione che pure nei limiti del genere, sembra in grado di poter dire qualcosa di suo. Vedremo quando e quanto a tempo debito. Per ora: promossi!

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