Nei
Dawn Of Destiny ritroviamo sia
Jens Faber sia
Philipp Bock che (assieme a Henning Basse) compongono quei Legions Of the Night che solo pochi mesi fa avevano suscitato buone sensazioni con il loro terzo lavoro, "Darkness".
Ma i
Dawn Of Destiny di dischi prima di questo "
IX" ne avevano già incisi (dall'esordio "...Begins" del 2007) ben otto e ora, come candidamente rivelano nel titolo, si tocca a quota nove, tutti - pur con qualche avvicendamento negli interpreti e nel bilanciamento degli ingredienti - orientati ad un Power Metal Sinfonico dalle influenze Gothic e dalla doppia voce.
Non si parte benissimo, su "
Mortem Vidi" cercano di ficcarci un po' troppe cose, e quello a cui avrei rinunciato volentieri sono sicuramente quei passaggi pseudo industriali e la ricerca di un groove forzato e alquanto pretenzioso. Molto meglio la successiva "
A Child’s Hand", più orecchiabile, l'incalzante e speedy "
Alive" o la sinfonica e orchestrale "
Crown of Creation", episodi che in un modo o nell'altro riecheggiano ancora i primi Nightwish, pur rivisti con una certa personalità da parte della formazione tedesca. Già alla luce di queste prime battute non possiamo esimerci dal sottolineare l'ottima prova del chitarrista
Veith Offenbächer (anche negli svedesi Destiny, con i quali ha suonato sull'ultimo "Climate Change"), ma soprattutto vanno fatti i complimenti alla cantante
Jeanette Scherff, sempre misurata nelle scelte e in possesso di una voce calda e avvolgente, che non trema nemmeno di fronte alle incursioni in harsh vocals ad opera di
Jens Faber, da sempre leader dei
Dawn Of Destiny e che si conferma nel ruolo di bassista, chitarrista, di secondo vocalist, oltre che in quello del principale compositore.
Anche se quando si piazza dietro al microfono
Faber non arriva a quei livelli di eccellenza che raggiunge
Jeanette Scherff, come ad esempio nei duetti sull'acustica e corale "
Wings", se la cava più che discretamente sia quando sul Power alla Hammerfall di "
Abandoned" li raggiunge
Jonas Heidgert (frontman dei Dragonland) sia sulla più heavy "
Better Hold Me Tight" e nelle melodie malinconiche dettate dal pianoforte nella conclusiva ballad "
You Won't Be There", episodi dove il polistrumentista di Bochum prende il totale controllo del microfono.
"
IX" farà pure l'occhiolino ai modelli di riferimento e probabilmente non risulterà particolarmente originale - e quando ci prova paga pure pegno - ma anche senza essere in grado di rinvigorire il genere, resta un album che si lascia alle spalle buone sensazioni e la voglia di riascoltarlo.
Qualcosa vorrà ben dire..
Metal.it
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