Cominciamo con il “rassicurare” la stragrande maggioranza (almeno credo …) dei lettori di
Metal.it … la presenza delle Babymetal in questo albo che segna la ripresa dell’attività musicale del
Tak Matsumoto Group è puramente accessorio e non snatura l’
hard-rock d’ispirazione tradizionale che alimenta “
TMG II”.
Al pari del
featuring di LISA (che scopro essere una cantante molto famosa in Giappone), si tratta presumibilmente di una questione di tipo “commerciale” legata soprattutto al mercato interno e anzi, volendo essere precisi, è maggiormente “invasivo” e dissonante il contrasto tra la voce di quest’ultima e quella di
Eric Martin in “
The story of love”, che non i cori delle paladine del cosiddetto "kawaii metal" in “
Eternal flames”.
Ciò detto, possiamo più “serenamente” passare a commentare un lavoro che giunge a ben vent’anni dall’esordio del “supergruppo” capitanato dall’autorevole chitarrista nipponico
Tak Matsumoto (B’z) e che vede coinvolti anche il suddetto
vocalist dei Mr. Big e
Jack Blades (Night Ranger, Damn Yankees, Revolution Saints).
A completare la
line-up arriva oggi (in sostituzione di
Brian Tichy),
Matt Sorum (Guns N' Roses, Velvet Revolver), salvaguardando, così, la natura da “
all-star” della
band.
A chi aveva apprezzato “
TMG I” comunico che, sebbene la laringe di
Martin non sia più fatalmente quella di una volta (come ben sanno i
fans dei Mr. Big), la sua prova è ampiamente apprezzabile, mitigando attraverso il carisma e le capacità interpretative gli effetti del tempo sulle corde vocali.
Musicalmente, l’approccio è diventato leggermente più “classico” e melodico, e forse nel complesso l’influenza di alcune delle formazioni (in particolare, Damn Yankees e gli stessi Mr. Big …) che hanno reso celebri i membri del
TMG affiorano in maniera più netta, assieme a quella fornita dai colossi del settore.
Il disco è nell’insieme parecchio godibile … piace nel clima Whitesnake / Journey-
esco di “
Crash down love” e, come già anticipato, anche il
groove adescante e impellente di “
Eternal flames” finisce per rimanere impresso nelle sinapsi cerebrali.
Discorso un po’ diverso va fatto per “
The story of love”, brano interessante per il tocco esotico inserito nella nervosa struttura armonica, meno per il cantato a due voci piuttosto disarmonico.
“
Color in the world” e "
Faithful now” sono gradevoli omaggi ai
sixties e ai Beatles “psichedelici”, mentre “
Jupiter and Mars” è nuovamente un
cocktail tra oriente e occidente, abbastanza intrigante nelle intenzioni e al contempo non perfettamente focalizzato nei risultati.
Andiamo meglio con la meno “temeraria” “
My life”, dalla melodia pulsante e vagamente
Purple-iana, una suggestione, quest’ultima, che ritorna anche in “
Endless sky” e si arricchisce nuovamente di contorni “Serpenteschi” nelle scosse
blues-funky di “
Dark island woman” e “
The great divide”, nonché nelle trame incalzanti di “
Guitar hero”, il cui testo è stato scritto da
Blades pensando proprio al suo
partner chitarristico in questa rediviva avventura professionale.
In “
TMG II” confluiscono due dei grandi
trend, oggetto di vivaci dibattiti e d’inevitabili scetticismi, che caratterizzano il convulso mercato musicale contemporaneo … le
superband e i rientri sulla scena dopo lunghe assenze …
beh, superati i preconcetti, sono abbastanza convinto che gli estimatori del genere non disprezzeranno per nulla il ritorno di questa qualificata coalizione artistica denominata
Tak Matsumoto Group.