Avvolti nel mistero, incappucciati come frati, si ripresentano sul mercato discografico i lusitani
Lord Sin con il loro secondo album
"Confessions" il quale, partendo da quanto fatto all'esordio, evolve la proposta del duo pur restando fedele alle intenzioni iniziali.
I
Lord Sin suonano una sorta di incrocio tra doom metal, tendente spesso al funeral, e dark rock, soprattutto per certe aperture "ariose" che sanno molto di anni '80, prediligendo, comunque, la prima componente dato che l'album, lento, oscuro e soffocante, si muove, per la maggior parte, nei solchi della musica del destino sorretta, inoltre, da un approccio estremo di matrice psichedelica che rende l'ascolto dei brani, tutti dal minutaggio importante, una esperienza oppressiva, sfiancante e non certamente adatta alle orecchie di tutti.
"Confessions" ha l'atmosfera di una lunga e tetra nenia che, a volte, si lascia andare a brevi squarci di luce, ma che mantiene sempre un peso quasi insopportabile che, inesorabile, si abbatte sull'ascoltatore trascinandolo in un vortice di riff lenti, esplosioni metalliche, vocals aspre e torturate, tastiere dal suono retrò e intarsi new wave, un vortice caotico ma controllato che, di certo, sazierà l'appetito di chi si nutre di pane e sludge.
Davvero un bel dischetto natalizio.
Merry Christmas.
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