Copertina 6

Info

Anno di uscita:2025
Durata:non disponibile
Etichetta:Svart Records

Tracklist

  1. CHIMBILIMBILI
  2. SMALL TALK
  3. EGO
  4. STORYTELLER
  5. PICTURE OF HOPE
  6. ANTICANNIBALS (FEAT. BEIMAAN)
  7. PARTY FREAK
  8. ZOMBI
  9. EKOSULILE

Line up

  • Waina Kolomwe: vocals
  • Ville Salonen: guitar, vocals
  • Riku Pirttiniemi: bass, vocals
  • Miikka Heikkinen: drums

Voto medio utenti

È proprio vero che non si finisce mai d’imparare … alzi la mano chi sapeva dell’esistenza dello Zamrock … senza “immodestia”, presumo siano poche le mani alzate, e che la maggioranza della platea condivida con il sottoscritto questa “colpevole” forma d’ignoranza.
E allora, proprio a beneficio di noi rockofili “inconsapevoli” ma avidi di conoscenza, divulgo quanto ho appreso dalle note promozionali di questo “Faka mulilo”, disco d’esordio degli Zangoma, formazione finlandese (con cantante Zambiano) che si dichiara fieramente affiliata a tale “misterioso” genere musicale.
Si tratta di una fusione di rock psichedelico, garage, hard-rock (con propaggini nel funk e nel blues) e musica tradizionale africana, capace di acquisire una notevole popolarità in Zambia durante gli anni settanta, con i Witch ("We Intend To Cause Havoc") da considerare uno dei suoi principali esponenti.
Una volta chiarito un po’ meglio “l’oggetto del contendere”, si può passare a commentare il contenuto di un albo che attinge alla lezione di Funkadelic, Sly Stone, Jimi Hendrix, Rolling Stones e Deep Purple per quanto riguarda la sua componente “occidentale”, e poi la incrocia con ritmi e vocalizzi tipici della cultura sonora africana.
In realtà, ad emergere maggiormente in “Faka mulilo” è proprio la prima parte della miscela, lasciando alla seconda soltanto qualche sporadico contributo (in "Small talk”, combinato con il funky, nelle scansioni avvolgenti di “Anticannibals” e nella ipnotica e soffusa “Ekosulile”).
Altrove, vi troverete di fronte ad una sorta di tribal-rock dalle connotazioni hippy-esche (“Chimbilimbili”), ammiccamenti soul (“Ego”), liquide suggestioni blues (“Storyteller”) e groove pulsanti e adescanti (“Picture of hope”, “Party freak”, l’ardore sixties di "ZOMBI“), per un quadro complessivo che si rivolge essenzialmente a chi apprezza le commistioni di stili non troppo “rivoluzionarie”, adrenaliniche e imprevedibili, privilegiando gli aspetti più affabili e sinuosi della musica “ibridata”.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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