La seconda (dopo “
Transition”) riedizione dedicata dalla
Pride & Joy Music (sezione
Classix) agli
Osukaru di
Oz Hawe Petersson ci riconsegna una formazione che ha consolidato il suo stile espressivo, concentrandosi su un
hard melodico piuttosto vivace e risoluto.
Ridotti drasticamente gli interventi di
sax e cancellata la presenza “stabile” di una voce femminile, “
House of mirrors” (pubblicato in origine nel 2018) affida alla voce pastosa e vibrante di
Fredrik Werner il compito di pilotare una manciata di pregevoli canzoni capaci di mescolare ad arte languori e grinta, esattamente come accade in “
You've been waiting”,
mid-tempo felicemente in bilico tra adescamento ed energia.
Si prosegue su un’analoga linea di condotta musicale anche con la successiva “
Ritual”, nobilitata dalle tastiere e dai cori e alimentata da un
riff tanto “classico” quanto efficace, mentre “
Ain't too late (for love)” aggiunge alla “ricetta” una linea armonica più ammaliante e avvolgente, da contagio pressoché istantaneo.
“
X Marks the spot” trasferisce lo scenario sonoro su pulsanti territori
hard-blues, sublimati dalla laringe passionale di
Werner e dalle chitarre frementi di
Petersson, in grado, entrambe, di stemperarsi nel clima elegiaco e raffinato di “
Until forever ends”, una
power-ballad davvero di buonissima fattura.
“
All guns blazing” (a cui contribuisce
Magnus Mild) e “
MacGyver it” faranno provare un “brividino” di soddisfazione ai
fans di Danger Danger e Black n’ Blue, e se “
Red heat” riprende a solcare sentieri cari a Whitesnake e FM, “
Inception”, anche grazie all’ospite vocale
Anna Savage e al ritorno del
sax, rievoca i migliori duetti “adulti” del passato.
La gradevole spigliatezza
soulful di “
Felicity drive” e le (accessorie, invero) versioni dimostrative ed esclusivamente strumentali di due pezzi della scaletta, completano i contenuti di un albo che “eleva” gli
Osukaru al rango di maturi e persuasivi interpreti del genere.
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