Copertina 7,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2025
Durata:39 min.
Etichetta:Hellbones Records
Distribuzione:The Triad Records

Tracklist

  1. SUITCASE MAN
  2. INSIDE VOICES
  3. MIRRORS
  4. MICROCHIP
  5. DRUMS ON THE HILL
  6. ESCAPE OUT
  7. ENDLESS RESISTANCE
  8. COSMIC IDENTITY
  9. SOLITARY JUSTICE
  10. FAKE EUPHORIA

Line up

  • Enio Nicolini: bass, drums programming
  • Maurizio Bidoli: vocals
  • Luciano Palermi: vocals on “Suitcase man”
  • Gianluca Arcuri: synth
  • Luca Nicolucci: drums programming

Voto medio utenti

Chiunque abbia seguito la sua corposa e variegata carriera è consapevole del fatto che Enio Nicolini appartiene a quella rara categoria di artisti per cui la musica è una straordinaria fonte di ricerca espressiva, in grado di assecondare quell’insaziabile “fame” creativa che caratterizza la loro colta e irrequieta personalità di frequentatori di lungo corso del mercato discografico.
Conosciuto innanzi tutto per il fondamentale contributo a The Black e Unreal Terror, il bassista e compositore abruzzese ha in parallelo sviluppato un’attività decisamente più sperimentale (Akron e Sloe Gin, senza dimenticare il disco “solista” “Heavy sharing” in cui ha coinvolto alcune delle laringi più autorevoli del metalrama italico e internazionale), dimostrando che anche senza le chitarre si può elaborare un “organismo sonoro” potente e cangiante, parecchio affascinante nella sua ribollente ecletticità.
Nel medesimo ambito si colloca la nascita del progetto Otron, una dissertazione nell’ambito di ambientazioni fantascientifiche e distopiche, esplicitata attraverso una trilogia di cui questo “Suitcase man”, dopo “Cyberstorm” (2019) e “Hellish mechanism” (2022), rappresenta il capitolo conclusivo.
Un plot immaginario e al tempo stesso, in epoche di tecnocrazie e di algoritmi che mettono in discussione il ruolo stesso dell’essere umano, parecchio attuale, in cui fortunatamente lo scenario non appare irrimediabilmente apocalittico, lasciando spazio alla speranza della riconquista della centralità del pensiero dell’uomo, l’unico, parafrasando il concetto e applicandolo all’arte, in grado d’infrangere le regole, aspirando a quell’autenticità sconosciuta a qualunque sistema d’intelligenza artificiale.
Musicalmente siamo di fronte ad una forma di metallo synth-etico, frastagliato e siderurgico, con radici nella “storia” del genere (dai Big Black ai GZR, passando per Motorhead, Cop Shoot Cop, Killing Joke e Prong), aspro e aggressivo e non per questo impenetrabile e laborioso, in un calderone dove ritmiche dense e compatte generano groove pulsanti e si combinano piuttosto felicemente con un’accorta manipolazione delle sonorità elettroniche.
L’atto iniziale, nonché title-track dell’opera, rappresenta contemporaneamente l’elemento di continuità con l’albo precedente e anche un “passaggio di consegne” tra la vocalità più melodica di Luciano Palermi (Unreal Terror … voce di “Hellish mechanism”) e quella di Maurizio Bidoli (Fingernails), che da questo momento si occuperà in tutta la sua abrasiva e declamatoria espressività del comparto canoro della raccolta.
Il brano è particolarmente riuscito, gravido d’inquietudine e di furente catarsi, mentre in “Inside voices” il clima diventa maggiormente ossessivo e ipnotico, sublimandosi poi nelle angosciose scansioni soniche ed emotive di “Mirrors” e nella spigolosa e tenebrosa drammaturgia che sostiene “Microchip”.
Le stranianti fluorescenze cosmiche, alternate a prepotenti scatti metallici, di “Drums on the hill” conducono alle scenografie cibernetiche di “Escape out” e “Endless resistance", rese ancora più efficaci dai miasmi beffardi e sinistri di “Cosmic identity”, dalle lancinanti invocazioni di “Solitary justice” e dai chiaroscuri di “Fake euphoria”, eccellente applicazione del fascino innato dei contrasti.
Suitcase man”, con le sue angolosità e l’impatto di un suono visionario e rabbioso, conferma come attingere ad un groviglio d’ispirazioni e soddisfare la necessità di sperimentare, senza lasciarsi schiacciare dalla routine, siano ancora scelte capaci di produrre ottima musica, almeno se a gestire l’intera situazione c’è il talento, il bagaglio di esperienze e la fertilità espressiva di artisti della levatura di Enio Nicolini.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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