Al secondo capitolo degli album ispirati al pensiero del filosofo Søren Kierkegaard, argomento per me molto affascinante, i francesi Decline of the I confermano la loro innata predisposizione per la musica nichilista, misantropica, e tragicamente disperata.
"Wilhelm" si muove tra scardinante post black metal, atmosfere sinistre dal taglio operistico / sinfonico, brevi, ed efficaci, inserti elettronici, senza perdere mai il controllo della direzione finale da seguire, una direzione che punta, livorosa, verso un suono d'avanguardia e decisamente abrasivo, con pochi spiragli di luce e pochissimi sprazzi di umanità.
I Decline of the I sono i cantori dell'angoscia, la loro è la musica di un'etica rigida e marziale, le loro canzoni sono micro viaggi nebbiosi attraverso paesaggi di abbandono industriale, deserti post apocalittici nei quali, come unico refolo di una realtà completamente trasformata e distante da quella che viviamo ogni giorno, potremo ascoltare partiture dal sapore religious ed ortodosso, sostenute da strumenti "classici", dilaniate da esplosioni metal, sia maestose che veloci, capaci di ficcarsi dritte nel vostro cervello rendendolo partecipe, suo malgrado, della fine di ogni cosa.

Non siamo di fronte ad un ascolto immediato ne, tantomeno, allegro: "Wilhelm", infatti, possiede un carico di dolore e di profondo abisso dal peso immenso e noi, ascoltatori impotenti, lo subiremo in tutto il suo insostenibile potere opprimente come fuscelli che si piegano ad un vento troppo vigoroso.

Album per pochi, gruppo per pochi, grande musica.