Il secondo lavoro dei
Gràb, il cui
esordio mi aveva impressionato molto favorevolmente, è un album spiazzante, e, per certi versi, altalenante.
Di fianco a
Matthias Jell, vocalist e fondatore del progetto, troviamo, oggi, una line up completamente differente con
Dan Capp, ex Winterfylleth, ad occuparsi di chitarra e basso, nonché della composizione dei brani, cosa, quest'ultima, chiaramente molto impattante sul suono del gruppo.
Se l'esordio, infatti, era un disco atmosferico, a tratti sognante, sebbene estremo,
"Kremess" risulta, invece, molto più diretto e più genuinamente legato al Black Metal, in una sorta di incrocio tra la scuola tedesca dei maestri Lunar Aurora e quella norvegese dei primi Gehenna e del Burzum più cadenzato, per un esito complessivo dal grande impatto emozionale, ben calibrato tra momenti più lenti ed evocativi ed altri dannatamente veloci ed aggressivi.
La pecca, se così la vogliamo chiamare, di questo album è l'alternarsi di canzoni letteralmente strepitose, penso alla title track o alla conclusiva, clamorosa,
"Da letzte Winter", pezzi che possono sedere allo stesso tavolo dei capolavori del genere, ad altre molto buone, magari non eccellenti ma comunque sogno proibito di tanti, ed altre ancora che, per mio gusto, ho trovato fuori contesto, caratteristica che rende
"Kremess", come ricordavo all'inizio, un album altalenante, sebbene lontanissimo da ogni forma di banalità.
Il fatto, quello che conta davvero, è che quando i
Gràb indovinano le giuste armonie, i giusti intrecci tra tastiere (magistrali) e chitarra, non ce n'è per nessuno: in questi casi, infatti, parliamo di elite del suono estremo e di un album che sfiora il capolavoro, anche per merito di suoni perfetti e della voce di
Grànt, rabbiosa e carica di pathos, parliamo, senza timore di essere smentiti, di qualcosa che realmente fa rivivere la magia dei nomi che ho citato prima in un flusso di coscienza che vi lascerà basiti per qualità e profondità emotiva.
In fondo, poi, i difetti passano in secondo piano e quello che resta è la bellezza di un album che continua a ruotare, liricamente, attorno a storie e tradizioni narrate nel dialetto locale dello stato alpino della Baviera, mentre musicalmente ci fa vivere, concretamente, il freddo e l'inverno grazie alle sue splendide armonie, ai suoi cori, ed al suo saper essere carico di devozione ed orgoglio per la propria Terra, come dovrebbe sempre accadere per questo tipo di Arte.
A mio parere quindi,
"Kremess", arricchito dalla splendida copertina di Sperber Illustrationen (dietro la quale, per chi non lo sapesse, abbiamo Benjamin König, mente principale dei Lunar Aurora), è un album che non deve mancare nella collezione di chi apprezza il Black Metal in una declinazione multiforme, maestosa, suggestiva, carezzevole a tratti, sprezzante e gelida fino nel suo più recondito anfratto.
Bavarian Black Metal Majesty.