Sarcator - Swarming Angels & Flies

Copertina 6

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2025
Durata:44 min.
Etichetta:Century Media Records

Tracklist

  1. BURNING CHOIR
  2. COMET OF END TIMES
  3. SWARMING ANGELS AND FLIES
  4. THE DEEP ENDS
  5. WHERE THE VOID BEGINS
  6. THE UNDERCURRENT
  7. CLOSURE
  8. UNTO SEPULCHRES

Line up

  • Emil Eriksson: guitars
  • Felix Lindkvist: bass
  • Jesper Rosén: drums
  • Mateo Tervonen: vocals, guitars

Voto medio utenti

Ritornano dopo tre anni di assenza i Sarcator, band svedese dedita ad un mix tra death metal e un thrash molto diretto, le cu radici derivano non tanto dalla scena classica dei gruppi anni 80' e 90', ma più dalla scena moderna, andando a prendere in maniera confusa dal revival del genere che ci fu negli anni 2000'. Non parliamo comunque di esordienti, anzi, in quanto i quattro, fatta eccezione per il batterista Leo Buchalle entrato lo scorso anno, sono in giro dal 2014 prima sotto il nome di Metal Militia, senz però pubblicare nulla, per poi cambiare nome due anni dopo e dare alle stampe tre dischi, di cui quest'ultimo 'Swarming Angels & Flies' è, per l'appunto, il nuovo appena uscito. Oltre al fatto che arrivare a questo numero rappresenta, talvolta, la verifica per vedere se la maturità a livello musicale è stata raggiunta, è anche per un ulteriore fatto che questo sia un importante traguardo per i Sarcator. Trattandosi della prima release sotto la Century Media Records, gli occhi puntati sono stati decisamente di più.

Per quanto però l'aria che si respiri sappia decisamente di un thrash/death metal suonato senza particolari difetti, a mancare qui è la personalità. Se è indubbia la furia di pezzi come 'Burning Choir' o 'The Undercurrent', che richiamano in un certo senso anche i Kreator (unico riferimento alle band old school che si ritroverà in tutto il disco), e un buon groove che si evince ad esempio su 'The Deep Ends', il resto non spicca molto. Ci sono moltissimi passaggi che suonano a vuoto, allungati inutilmente con cambi di tempo e riff riproposti per più di quanto oggettivament serva, vedasi 'Comet of End Times', 'Unto Sepulchres' o 'Closure'. Rispetto al precedente 'Alkahest' del 2022, qui si è deciso di tagliare la durata, quarantasette minuti in questo caso e quasi un'ora nell'altro, ma il problema di fondo non è stato purtroppo risolto. Pecca anche una produzione non a livello, molto fredda, asettica, con il growl di Mateo Tervonen non sempre ispirato.

Da ascoltare se non pretendete molto, ma ho i miei forti dubbi sul fatto che vi lascerà qualcosa al termine. L'istinto di venire dimenticato dopo cinque minuti è molto forte, e se non verranno sciolti alcuni nodi necessari al conseguimento di un migliore risultato, sfortunatamente non vedo possibili progressi.

Recensione a cura di Francesco Metelli

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