I
Trishula sono a tutti gli effetti una
superband, dal momento che riuniscono in un’unica entità artistica
Neil Fraser (Ten, Rage Of Angels, Tony Mills, …),
Jason Morgan (Rage of Angels),
Rick Benton (Magnum),
Dan Clark (Rebecca Downes Band) e
Neil Ogden (Demon), ma a differenza di tante altre formazioni riconducibili alla medesima designazione, ho l’impressione che nei loro confronti non ci sia una grande considerazione da parte del pubblico di riferimento.
Sarà per l’infelice
monicker, per il fatto che il loro
hard melodico è avvolto da una sorta di vaga
allure “spirituale” (circostanza che li avvicina a Magnum, Dare e a certi Ten) magari un po’ più “difficile” da assimilare, oppure a causa di qualche altra “imperscrutabile” ragione, non sono in grado di affermarlo con certezza, mentre sono decisamente convinto delle loro qualità espressive, declinate attraverso tre eccellenti
album.
L’ascolto del loro quarto lavoro in studio, titolo “
Becoming the enemy”, non fa che confermare il valore della proposta musicale, complessivamente appena meno efficace di quanto esposto in passato (il mio preferito rimane “
Time waits for no man”) e tuttavia sempre piuttosto coinvolgente e appassionante.
Entrando nel merito della questione, “
Wardance (long live the rising)” è uno splendido modo per entrare in sintonia con il mondo sonoro dei
Trishula, sospeso tra armonie ad ampio respiro e melodramma e in cui si collocano anche “
Will heaven ever give us what we need” e le struggenti “
When I gave you everything” e “
The long goodbye”, dimostrazioni evidenti di come la
band prediliga concepire una forma di trasporto emotivo basata sulla raffinatezza e sull’introspezione.
Ciò non esclude soluzioni più affabili ed esuberanti, come accade nell’afflato “americaneggiante” di “
The walls of Eden” e nella policroma “
Wait for a minute”, due ottimi esempi della duttilità di un gruppo che invece nelle occasioni maggiormente “istintive” e
bluesy, vedasi “
You're my detonation” e “
Down, down, down”, perde un po’ del suo carattere, allineandosi senza particolari guizzi alla marea di prodotti simili.
Anche la melodia ammiccante e nondimeno abbastanza ripetitiva di “
Here comes the night” rischia di passare inosservata all’interno di un programma che invece ha in “
Hold my hand” un altro momento d'intensa e appassionata suggestione sensoriale.
“
Becoming the enemy” non è forse la migliore prova discografica dei
Trishula e ciononostante si posiziona nelle (affollate, invero …) zone medio-alte delle gerarchie melodiche contemporanee, meritandosi il rispetto e la stima di tutti quelli che nella musica non cercano solo emozioni istantanee ed effimere.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?