Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2025
Durata:45 min.
Etichetta:Pride & Joy Music

Tracklist

  1. WARDANCE (LONG LIVE THE RISING)
  2. WILL HEAVEN EVER GIVE US WHAT WE NEED
  3. WHEN I GAVE YOU EVERYTHING
  4. THE WALLS OF EDEN
  5. THE LONG GOODBYE
  6. YOU'RE MY DETONATION
  7. HERE COMES THE NIGHT
  8. WAIT FOR A MINUTE
  9. DOWN, DOWN, DOWN
  10. HOLD MY HAND

Line up

  • Jason Morgan: vocals
  • Neil Fraser: guitar
  • Rick Benton: keyboards
  • Dan Clark: bass
  • Neil Ogden: drums

Voto medio utenti

I Trishula sono a tutti gli effetti una superband, dal momento che riuniscono in un’unica entità artistica Neil Fraser (Ten, Rage Of Angels, Tony Mills, …), Jason Morgan (Rage of Angels), Rick Benton (Magnum), Dan Clark (Rebecca Downes Band) e Neil Ogden (Demon), ma a differenza di tante altre formazioni riconducibili alla medesima designazione, ho l’impressione che nei loro confronti non ci sia una grande considerazione da parte del pubblico di riferimento.
Sarà per l’infelice monicker, per il fatto che il loro hard melodico è avvolto da una sorta di vaga allure “spirituale” (circostanza che li avvicina a Magnum, Dare e a certi Ten) magari un po’ più “difficile” da assimilare, oppure a causa di qualche altra “imperscrutabile” ragione, non sono in grado di affermarlo con certezza, mentre sono decisamente convinto delle loro qualità espressive, declinate attraverso tre eccellenti album.
L’ascolto del loro quarto lavoro in studio, titolo “Becoming the enemy”, non fa che confermare il valore della proposta musicale, complessivamente appena meno efficace di quanto esposto in passato (il mio preferito rimane “Time waits for no man”) e tuttavia sempre piuttosto coinvolgente e appassionante.
Entrando nel merito della questione, “Wardance (long live the rising)” è uno splendido modo per entrare in sintonia con il mondo sonoro dei Trishula, sospeso tra armonie ad ampio respiro e melodramma e in cui si collocano anche “Will heaven ever give us what we need” e le struggenti “When I gave you everything” e “The long goodbye”, dimostrazioni evidenti di come la band prediliga concepire una forma di trasporto emotivo basata sulla raffinatezza e sull’introspezione.
Ciò non esclude soluzioni più affabili ed esuberanti, come accade nell’afflato “americaneggiante” di “The walls of Eden” e nella policroma “Wait for a minute”, due ottimi esempi della duttilità di un gruppo che invece nelle occasioni maggiormente “istintive” e bluesy, vedasi “You're my detonation” e “Down, down, down”, perde un po’ del suo carattere, allineandosi senza particolari guizzi alla marea di prodotti simili.
Anche la melodia ammiccante e nondimeno abbastanza ripetitiva di “Here comes the night” rischia di passare inosservata all’interno di un programma che invece ha in “Hold my hand” un altro momento d'intensa e appassionata suggestione sensoriale.
Becoming the enemy” non è forse la migliore prova discografica dei Trishula e ciononostante si posiziona nelle (affollate, invero …) zone medio-alte delle gerarchie melodiche contemporanee, meritandosi il rispetto e la stima di tutti quelli che nella musica non cercano solo emozioni istantanee ed effimere.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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