Terza fatica in studio per i francesi Carcolh, doom metal band nata poco più di una decina fa, e che in breve tempo è riuscita a pubblicare due album più che meritevoli nel genere, ovvero il debut 'Rising Sons of Saturn' del 2018, e 'The Life and Works of Death' nel 2021. In questi casi però, l'attenzione viene rivolta molto spesso a quello che, come detto, è il terzo album, per capire se le aspettative createsi troveranno conferma, o se il livello musicale sarà quello, senza raggiungere particolari picchi, o ancor peggio se calerà inequovicabilmente. Va anche detto che non sempre questa teoria, se così si può dire, trova conferma, molti riescono ad uscire dal giro subito al debut, mentre altri con il successivo, ma in linea di massima possiamo dire che è una regola molto spesso applicabile. Per i Carcolh nello specifico si adatta piuttosto bene, dato che sia nel primo lavoro che nel secondo avevamo davanti un doom metal molto classico, che si rifaceva ai grandi come Saint Vitus, Cathedral, e Count Raven, eseguito indubbiamente bene, ma ancora privo di quel fattore X, quel qualcosa che come dett prima, riuscisse a slegarli dal limbo dei tantii, e a crearsi una propria identità, un proprio cammino da perseguire.

Diciamo subito che il risultato che si ha con 'Twilight Of The Mortals', uscito a distanza di quattro anni dal suo predecessore, è senza dubbio superiore e non una semplice copia carbone ben fatta, ma priva di anima. Si ha la prova di ciò ascoltando ad esempio 'Empty Thrones', la più lunga del lotto, che grazie al suo riff lento ma dall'indiscutibile potenza sonora riesce nella sua missione, grazie anche ad un accelerazione nel mezzo con quella che è poi uno dei punti forti del disco: gli assoli e le melodie, che nella loro efficacia sembrano il preludio di una forte sofferenza che, solamente grazie ad essa, potrà prtare al termine di tutto ciò e quindi alla sua risoluzione, nel dolore, riprendendo poi nella parte finale un andamento sempre più lento, una marcia verso le porte dell'inferno, ormai spalancate e pronte al nostro ingresso. Con 'Ashes Are Falling Down' il vocalist Sébastien Fanton dà il suo meglio, passando per un ritornello quasi gridato come una sorta di martirio, per poi tornare anche qui su un riff che riporta ai Candlemass, mentre con 'For Every Second...' si ha l'impressione di esser tornati alle sonorità della band di Scott Weinrich e soci, incalzante nella sua agonia, con anche qui delle parti di chittarrra che sanno di lacerazioni e ferite continue. Ci pensa poi la Titletrack, strumentale, a cercare di portare della tranquillità, ma il passo è breve: 'My Prayers Are For Rain' è lì, come un macigno, senza la possibilità di trovare una via di fuga, tra una batteria che ad ogni battuta sembra far piovere una pietra sull'ascoltatore, cullato da parti di chitarra che suonano una lenta cantilena di morte.

I Carcolh hanno decisamente fatto centro. 'Twilight Of The Mortals' è un album che non deve passare sottomano ma anzi, va ascoltato, non una, non due, ma più volte. Assaporate il dolore, tornateci nuovamente, e come la bestia della mitologia francese da cui la band prende nome, rimarrete intrappolati nelle sue spire, per poi arrendervi.