Osgraef - Reveries Of The Arcane Eye

Copertina 7

Info

Genere:Death Metal
Anno di uscita:2025
Durata:41 min.
Etichetta:Amor Fati

Tracklist

  1. SEKHEM APEP – VAMPYRE’S ENSCRIPTION)
  2. NOX LUCIFERI, LIBER KOTH
  3. MAGICK WOUND (SLITHERING OMNIPOTENCE OF THOTH)
  4. MORBID WRETCH – REVERIES OF THE ARCANE EYE
  5. FLESH INSIGNIA
  6. MYSTIK LORE – ANCIENT SUMMONER OF OSGRAEF

Line up

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Gli Osgraef sono un duo, almeno così sembra dalla foto promozionale, completamente avvolto nel mistero, al suo esordio discografico per Amor Fati che ce li presenta come una sorta di incrocio tra Teitanblood ed Armagedda.
Parliamo, dunque, di death/black metal ma, se è vero che qualcosa degli spagnoli è presente nel loro sound, con coordinate ben differenti da quelle indicate dalla casa discografica, poichè "Reveries Of The Arcane Eye" è un album molto più quadrato e diretto di quanto non lo sia il suono dei Teitanblood e, certamente, lontanissimo dalla proposta degli Armagedda.
L'approccio alla composizione da parte degli Osgraef è molto oscuro e pesante, ricco di atmosfere inquietanti, pattern aritmici di batteria ed un riffing denso che non fa prigionieri nel suo incedere furioso, il tutto all'insegna di un suono morboso ed ostentatamente satanico anche per via di una predilezione che il gruppo mostra per le traiettorie ritualistiche che si amalgamano, molto bene, con la devastazione sonora del comparto strumentale, portando i nostri in territori cari a gente come Dead Congregation, sebbene la personalità non faccia difetto a questo misterioso duo.
"Reveries Of The Arcane Eye", pur essendo un debut, dimostra di essere un disco maturo, con spunti molto interessanti, soprattutto quando si manifestano, improvvise, delle belle trame melodiche, e adatto a tutti coloro che si cibano di metal estremo (estremo davvero), senza fare troppe distinzioni tra generi e classificazioni, ma cercando una dimensione dinamica ed avvincente nella musica, proprio come quella degli Osgraef, un gruppo da tenere, sicuramente, sotto osservazione.
L'inferno è sotto i nostri piedi... non troppo lontano.
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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