Ci sono almeno due aspetti positivi nell’analizzare il debutto discografico del
Rick Pierce Group … il primo riguarda la possibilità di rammentare al lettore i TKO, uno dei gruppi più sottovalutati dell’
hard n’ heavy statunitense e il secondo, e più importante, concerne il fatto che all’ascolto “
Brick by brick” si rivela una godibile e per certi versi abbastanza “sorprendente” raccolta di canzoni.
Niente di particolarmente “sconvolgente”, in realtà, e il contrario sarebbe stato curioso per un musicista che oltre a co-fondare (assieme al mitico
Brad Sinsel, con cui si ritroverà poi anche nella meteora Suicide Squad) la suddetta
band, ha formato anche gli altrettanto leggendari (quantomeno nei primi due
album, tra l’altro parecchio diversi tra loro …) Q5 e i Nightshade, formazioni piuttosto legate alle tradizioni del settore.
Prodotta da
Floyd Rose (sodale di
Pierce negli stessi Q5, nonché l’inventore del
tremolo arm system, per la cronaca …) e sostenuta da
Izzy Rehaume (Presto Ballet, Ronny Munroe Project) e
Frankie Rongo (Nightshade, Thor, …), l’opera appare “classica” e celebrativa della carriera del titolare del
monicker, ma senza eccessi, puntando al tempo stesso su un’intelligente varietà dei temi espressivi.
Ad emergere in tale contesto è la voce espressiva di
Chris James, capace di adattarsi alle diverse sfumature interpretative con lucidità ed efficacia.
Ascoltare il suo timbro granuloso pilotare con disinvoltura il
riff grintoso di “
Tick tock” e l’andamento muscolare della
title-track lascerebbe intendere di trovarsi di fronte ad una piacevole “riedizione” dei Q5 più metallici, mentre con “
Only” si è “costretti” a cambiare opinione, assistendo ad una specie di
jam session tra BOC e Pearl Jam.
Una variazione d’atmosfera tutto sommato ben gestita e centrata, che si ripete in “
Remember The Bataclan” (dedicata, ovviamente, agli attentati di Parigi del 2015), in cui il
focus sonoro del programma si orienta verso toni melodrammatici ed enfatici di marca vagamente Sabbath-
iana.
“
Can you feel it” evoca una sorta di Thin Lizzy cantati da
Eddie Vedder e anche la successiva “
Love hate”, con il suo andamento fosco ed epico, ricorda nuovamente qualcosa dei Pearl Jam (magari mescolati con i Fifth Angel, tanto per rimanere a Seattle …) e, più in generale, le contaminazioni del cosiddetto “hard-rock moderno”.
E sempre a proposito di
mélange tra “vecchio” e “nuovo”, a sigillare “
Brick by brick” arriva la brumosa “
A storm is coming”, che aggiunge una bella dose di
blues all’impasto musicale, alla maniera di certi Soungarden e di “gente” come Black Stone Cherry e Alter Bridge.
Il
Rick Pierce Group affronta la difficile competizione
rockofila contemporanea forte dell’esperienza e della competenza del suo
leader e tuttavia chi si aspettava un prodotto esclusivamente “nostalgico” dovrà ricredersi … al suo compagno di mille avventure
Sinsel, con una scelta artistica in qualche modo similare (ai tempi dei War Babies), non andò benissimo … in epoche diverse e “complicate” per altre ragioni, la speranza è che invece questa “intraprendenza” venga accolta come merita senza preclusioni.