Copertina 5,5

Info

Anno di uscita:2025
Durata:62 min.
Etichetta:Willowtip Records

Tracklist

  1. IN THE MIDST OF MAY
  2. DOVER HENDRIX
  3. POLLEN FOR THE BEES (PT. 1)
  4. POLLEN FOR THE BEES (PT. 2)
  5. A DREAM THAT WANTS ME DEAD
  6. MAGENTA
  7. KEYS TO THE PALACE (PT. 1)
  8. KEYS TO THE PALACE (PT. 2)
  9. KEYS TO THE PALACE (PT. 3)

Line up

  • Alex Haddad: everything

Voto medio utenti

Quando l’ambizione musicale è ai massimi livelli e, per raggiungere l’obiettivo, si ricorre a tutte le proprie risorse, mescolando numerosi sottogeneri e influenze, tra loro anche assai differenti, ci sono solo 2 risultati finali possibili: può capitare di imbroccare il disco della vita oppure, molto più spesso, si rischia di combinarla veramente grossa, generando un “polpettone” musicale, difficilmente digeribile!
Ecco, dei due casi, quello che si addice maggiormente a Keys To The Palace, quinto album dei Dessiderium, one-man band di Alex Haddad (dal 2023 chitarrista dei leggendari Atheist), è indubbiamente quello del “polpettone”!

Infatti, nonostante spunti tecnici di pregevole fattura ed intuizioni compositive apprezzabili, siamo al cospetto di un lavoro molto prolisso (6 tracce per una durata totale di quasi 64 minuti!) ed eccessivamente frammentario, in cui la band commette l’errore di mettere troppa carne al fuoco, nel tentativo di far coesistere un’infinità di sfumature diverse, che vanno dal symphonic (palpabile già nella opener In The Midst Of May), al progressive metal (la title-track), al prog-power (Pollen For The Bees), al melodic-death, con qualche punta di metalcore, passando finanche per il gothic/doom (palpabile in alcuni momenti di A Dream That Wasn’t Me Dead), infarcito addirittura, con qualche linea melodica che strizza l’occhio al prog-rock psichedelico (come avviene all’inizio di Magenta che poi si trasforma in qualcosa di decisamente più aggressivo).
Ne nasce un sound inevitabilmente confuso, dall’andamento discontinuo, che cambia continuamente, senza logica e in maniera assolutamente disarmonica all’interno del medesimo brano, passando da un estremo all’altro dell’immenso universo metallico, disorientando l’ascoltatore, a sua volta, privo di punti di riferimento a cui potersi aggrappare.
Sarebbe tuttavia ingiusto non sottolineare che, in questo caleidoscopio (male assortito) di forme e colori, vi sono comunque dei lampi di luce, a livello melodico e creativo, che sembrano rappresentare la classica oasi nel deserto, peccato solo che, continuando la metafora, spesso si rivelino dei veri e propri...miraggi!

Keys To The Palace è un disco dalle mille (e forse anche di più) facce, molto tecnico e pieno di buone intenzioni, ma privo di una sua identità; un lavoro che sembra rimanere schiacciato dal peso dell’enorme mole creativa che anima i Dessiderium che purtroppo, per quanto mi riguarda, restano prigionieri della loro stessa eccessiva vanità artistica!

Recensione a cura di Ettore Familiari

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