Decisamente bravi e convincenti.
Sin dal primo ascolto del loro primo omonimo album si intuisce immediatamente che i romagnoli
Watching The Abyss hanno nelle proprie corde l'innata capacità di costruire "semplicemente" brani validi, coinvolgenti, perfettamente bilanciati tra aggressività e melodia, fortemente influenzati da sonorità perfettamente in equilibrio tra il nu-metal di inizio 2000 ed il metalcore che ne è in parte scaturito immediatamente dopo, miscelato con un sound ovviamente più moderno (ed eccellente, grazie alla produzione ottenuta ai
Kaboom Studio Sound da
Luca Pretorius, con il mix/master di
Jarno Bellasio ai
Theorem Studio) e qualche rimando ai
Korn d'epoca e gli
In Flames anteriori all'ultimo "
Foregone".
Sette brani freschi e tutti all'altezza, sebbene abbia trovato meno attraenti proposte troppo melodiche e meditate (leggi "moscette") come "
Carthago" per meno di mezz'ora di durata, in cui emergono prepotenti "
Gravity", che mi ha ricordato le atmosfere negative e disperate dei tedeschi
[Soon] di "
End Isolation", al pari dell'oscura ed articolata "
Nemesis", uno strano mix tra Anathema ed Alice in Chains con tanto di mantra in italiano (azzeccato) e la conclusiva "
Like Waves", addirittura con lievi accenni di growl e groove a quintalate.
Quello che si percepisce da “
Watching the Abyss” è una band affiatata, che crede fortemente nella propria musica, con la voce del frontman
Federico Bianchi che senza dubbio rappresenta un ottimo boost ma che è solamente un suggello ad un meccanismo perfettamente oliato e sincronizzato. Mi auguro solamente che le sirene di un'eccessiva "melodizzazione" dei brani non intacchi il cammino della band che, come opera prima, ha calato subito la tris vincente.
Staremo a vedere.
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