In un 2025 che ha già garantito ai sostenitori dell'
hard melodico svariate “soddisfazioni certificate”, una delle “sorprese” più inattese è certamente rappresentata dai
Prost, progetto musicale multinazionale capitanato dal chitarrista francese
Antoine Prost, un esperto
carneade giunto alla pubblicazione discografica dopo una quarantina d’anni di calorosa passione per lo strumento.
Ad accompagnarlo in questa avventura troviamo
Manos Fatsis, cantante greco noto per le sue collaborazioni con City Of Lights e Odyssey Desperado,
Mats Eriksson, batterista dei Degreed, e l’amico di lunga data
Greg Aubert, a comporre un quartetto “sorprendentemente” affiatato e ben assortito, abile e calibrato nelle esecuzioni e parecchio efficace nella stesura delle melodie.
L’ambito sonoro di “
Believe again” spazia dagli FM ai Rainbow, passando per Fortune e Whitesnake, forte delle facoltà vocali di
Fatsis, capace di impegnarsi con disinvoltura in una prestazione che alletterà chi ama l’approccio alla fonazione modulata di fuoriclasse del calibro di
Steve Overland,
Stan Bush e
J. S. Soto.
In realtà, il primo nome che si manifesta nella memoria durante l’ascolto di “
Lone survivor” è forse quello di
David Coverdale, a cui il
singer ellenico sembra ispirarsi nel condurre con calore e passionalità una vibrante trama “adulta” dalle fascinose sfumature crepuscolari.
Con la
title-track dell’opera il clima diventa più FM-
esco, conservando tensione espressiva e buongusto armonico, mentre a “
Comfort zone” è riservato il compito di animare la raccolta con un pizzico di
verve scandinava, aggiungendo Treat e Degreed all’elenco dei riferimenti.
Il
refrain di “
Never let you go” appartiene alla categoria “a presa rapida” e se “T
hrough the nights” torna ad avvolgere l’astante in un bozzolo umbratile, “
Hearts & dreams” accelera i battiti sonici alla maniera dei Rainbow “americani”, dei Brazen Abbot o di certi Fifth Angel.
La spensieratezza di “
Summer days” alleggerisce gradevolmente un contesto espressivo che con “
Road of tomorrow”, “
Cold & fire” e "
Standing on the edge” finirà per conquistare anche ai
fans di
Ronnie Romero, sedotti parimenti, ne sono certo, da una “
Flame of hope” che chiude l’albo tramite ambientazioni evocative e melodrammatiche, piuttosto “classiche” ma non per questo prive di fascino.
Un esordio superiore alla media, dunque, che intriga e annovera i
Prost tra gli “emergenti” di valore, ai quali si chiede, per raggiungere la piena eccellenza, uno sforzo supplementare in fatto di “distinzione”, per non disperdere un potenziale artistico così imponente e promettente.
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