Copertina 8

Info

Genere:Avantgarde
Anno di uscita:2025
Durata:64 min.
Etichetta:Hypaethral Records

Tracklist

  1. GARDEN OF EMBERS
  2. PIERCED FLESH CATHARSIS
  3. THE EULOGY FIELDS
  4. TO DROWN IN OBSIDIAN TIDES

Line up

  • Ryan Mueller: guitars, vocals
  • Cameron Mueller: drums
  • Mike Wandy: bass

Voto medio utenti

Ci hanno messo ben sette anni per dare un seguito al bellissimo "An Appointed Time", un lasso di tempo enorme nell'odierno panorama discografico, tuttavia, quando si parla di vera ARTE, come nel caso dei A Flock Named Murder, il concetto stesso di tempo perde il suo significato e qualunque frattura spazio/temporale diventa la giusta dimensione nella quale attendere e sognare.
"Incendiary Sanctum" è una luce, abbagliante, che spazza via la mediocrità del buio artistico ergendosi al di sopra della moderna "scena" metal con un concentrato di classe e di idee che, in un solo colpo, spazza via ogni dubbio che potesse aleggiare intorno al terzetto canadese.
Quattro brani, per un'ora abbondante di musica, costituiscono la trama del secondo lavoro dei nostri, un lavoro che non si pone confini o vincoli di alcun tipo e, spaziando tra post metal, death, black, extreme progressive, arriva la dove molti musicisti tendono, ma pochi riescono, arriva cioè a toccare l'anima di chi ascolta, lacerandola con la bellezza violenta delle sue note e con il continuo intrecciarsi di umori, colori e sensazioni che sono la spina dorsale di un album tanto complicato quanto immediato nel saper raccontare la sua storia.
Proprio questa dicotomia, apparente, tra estrema laboriosità compositiva e facilità di ascolto costituisce la magia del suono dei A Flock Named Murder: ogni ascolto ci svela qualcosa di nuovo, ci fa cogliere un nuovo passaggio stupefacente, ci fa riflettere o ci sbatte in faccia la sua violenza, ma ogni volta, non saremo mai stanchi di seguire le peripezie sonore del gruppo, i suoi continui mutamenti tra quiete e tempesta, il suo alternarsi di esplosioni metalliche o dolci partiture in cui il pensiero vaga sereno, ogni volta, quindi, godremo del piacere della musica che si eleva ad arte, godremo di quella sensazione di stupore e meraviglia che solo album come "Incendiary Sanctum" sono in grado di regalare a quel pubblico che non avrà timore di perdersi nel suo arzigogolato spettro sonoro che, mi ripeto, brilla così luminoso da accecarci.
Non provate ad analizzare un'opera del genere, provate, invece, a viverla e a capire la portata scardinante della sua intensità travolgente o delle atmosfere ipnotiche in modo che, con meraviglia, essa vi sveli, piano piano, il suo flusso ampio ma coeso, che vi trascinerà in paesaggi sonori magici, profondi e dannatamente evocativi.

Capolavoro.

Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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