Ci si può meravigliare di fronte all’
album di un luminare del
rock n’ roll del calibro di
Russ Ballard?
Evidentemente sì, visto che a me è appena successo …
Una reazione per certi versi “inattesa” e non perché non confidassi nelle ben note qualità di un musicista e cantautore capace, in diverse vesti professionali (membro di vari gruppi, in “solitaria” o come compositore “conto terzi” …), di costruirsi un’inattaccabile e voluminosa carriera musicale.
Pochi dubbi, dunque, sul valore della seconda parte di questo “
Songs from the warehouse / The hits rewired”, in cui vengono ripresi i principali trionfi sonori del nostro, mentre molta curiosità destava la sezione dell’albo dedicata alle tracce “nuove”.
Ed è proprio qui che mi sono sorpreso nell’accogliere una raccolta di pezzi dalla spiccata tensione espressiva, su cui aleggia un intenso senso di “spiritualità” in grado di rendere l’ascolto particolarmente coinvolgente.
Insomma, chi immaginava perlomeno “rischiosa” la comparazione tra il glorioso passato di
Ballard e il suo presente dovrà ricredersi, arrivando pure a plaudere alla scelta di utilizzare la rassegna di
hits come plausibile “esca” per la fruizione delle canzoni inedite.
In “
Songs from the warehouse”, “
Resurrection”, “
Courageous”, "
The wild”, “
Sleepwalking” e "
The family way” ci restituiscono l’immagine artistica di un
decano della “scena” in splendida forma, che rende affabili e ritmicamente pulsanti melodie elegiache e melodrammatiche, lambendo atmosfere
rootsy, come avviene in “
Journey man”, nella sciamanica "
The one who breathes me” e nelle scorie
gospel di “
Charlatan” o spingendosi in territori più tipicamente
hard-rock, vedasi "
Last man standing” e "
Fearless”.
L’ultima citazione di questa porzione dell’opera la spendiamo per l’enfasi mistica concessa a “
The last amen”, un gioiellino elettroacustico che con le sue sfumature esotiche va a recuperare nella memoria dei
rockofili certe cose dei Led Zeppelin.
Impossibile, poi, passando a “
The hits rewired”, non citare le godibili reinterpretazioni di “
Since you’ve been gone” (Head East, Rainbow), "
I surrender” (Rainbow), “
Winning” (Santana), “
God gave rock and roll to you” (Argent, Petra, Kiss), “
New York groove” (Ace Frehley), “
I know there’s something going on” (
Frida), "
You can do magic" (America) e “
Free me” (
Roger Daltrey), in rappresentanza di una parte (
Russ ha concesso brani anche a King Kobra, Night Ranger, Girl, Frehley's Comet, E. F. Band, Magnum, …) della sua apprezzatissima attività di autore.
Con “
Voices” e “
On the rebound” (incisa anche dagli Uriah Heep, in “
Abominog”), i maggiori successi commerciali (soprattutto il primo) del
Ballard “solista”, esauriamo le menzioni di un disco che, lo ripeto, “celebra” la storia di un veterano del
rock che allo stesso tempo ha ancora voglia di far scoprire al pubblico del 2025 i risvolti più profondi e passionali della sua opulenta anima artistica.
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