Terzo lavoro per gli svedesi
Jordfäst e terza mia recensione sulle nostre pagine virtuali.
Inutile sottolineare, quindi, l'affetto che provo nei confronti del terzetto delle foreste di Småland il quale, lasciata la Nordvis che aveva curato i primi due album, approda alla Black Lion Records per rilasciare
"Blodsdåd och Hor", un lavoro pagano, carico di pathos e, con ogni probabilità, il più duro ed oscuro mai partorito dai Nostri.
Se è vero, infatti, che restano intatti epicità e stretto legame con le tradizioni (folk) del proprio paese natale, appare evidente l'indurimento generale del suono che si traduce, all'interno dei "classici" due brani dei
Jordfäst, questa volta, però, divisi ciascuno in quattro capitoli, nell'uso frequente di blast beats come del tremolo picking tipicamente nordico ed in una attitudine nera, profondamente incisiva, che permea tutto il disco rendendolo glaciale in ogni sua spira e tagliente come vento tra le nevi.
Il gusto, innato, per le melodie ariose e fortemente evocative (da manuale i cori), nonostante questo inasprimento, resta tratto distintivo della musica del gruppo, così come la capacità di saperci trasportare in direzione Nord facendone sentire aromi e profumi diluiti in una colata, sprezzante, di Black Metal dai toni melanconici, furiosi e, a tratti, raffinati (eccellenti gli assolo di chitarra), all'insegna di un risultato complessivo di alto valore che non fa altro che confermare come i
Jordfäst, pur non inventando niente, siano, attualmente, tra i migliori e più sinceri esempi di Viking/Pagan/Black che possiate ascoltare in giro, soprattutto perchè alla base della loro musica si scorge, con evidenza, la coerenza che anima questi tre cantori dell'emisfero boreale... coerenza che, a mio modo di vedere, è un valore fondamentale della vita.
Ancora una volta, un centro pieno.
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