Sette album in studio, un traguardo decisamente importante per i thrasher americani
Warbringer, che di strada e polvere ne hanno masticata dal 2004.
'Wrath And Ruin', in quest'ottica, prosegue il discorso iniziato con il precedente 'Weapons Of Tomorrow' (dal quale sono passati ben cinque anni, il lasso di tempo maggiore tra una pubblicazione l'altra finora), un thrash metal con tinte epiche/decadenti, e che quindi evita di cadere spesso nel clichè della furia fine a sè stessa, come spesso capita e capitava nei primi anni 2010, con molti gruppi revival thrash metal in teoria perfetti, ma poco incisivi per quanto riguarda differenziare le varie canzoni, che finivano con l'assomigliarsi un po' tutte. Sia grazie ad una fama sempre più crescente e la firma, al tempo, con la Napalm Records, la band si è potuta avvalere in questa occasione di nomi altisonanti per la registrazione dell'album passando dal produttore Mark Lewis (Cannibal Corpse, Trivum), al mastering di Justin Shturtz (Sepultura, Machine Head), fino alla copertina ad opera di Andreas Marschall, che ricalca anche fin troppo quella di 'Built To Last' degli Hammerfall.
Menate e introduzione di personale a parte,
'Wrath And Ruin' torna in un certo senso alle origini, con una durata molto più asciutta rispetto al suo predecessore, quaranta minuti anzichè cinquanta, viaggiando però sempre sui binari di quanto espresso poc'anzi. Solo otto canzoni, ma tutte con la loro personalità. Si viaggia dall'impatto e la sfuriata di una
'The Jackhammer', non una pausa, non un attimo di respiro, con un ottimo break centrale, e che fa la coppia con l'iniziale
'The Sword And The Cross', introdotta da una sorta di marcia pronta a rivelare molto presto tutta la sua carica.
'A Better World', proposta come primo singolo, mette in campo delle melodie che non vanno a stonare, e dal punto di vista delle lyrics anche qui la band confema la sua attenzione per tematiche di stampo politico/sociale, ma anche introspettivo, come si può evincere su
'Cage Of Air', e su come l'era digitale possa portare le persone ad essere ancora più sole e apparentemente libere:
'Finalmente ho trovato la liberazione dal mio dolore
Il bagliore del sole, la dolce caduta della pioggia
I suoni della foresta, il vento tra gli alberi
Finalmente la mia mente, la mia anima possono avere pace
Ma questo posto è reale? Sono veramente fuggito?
All'interno dei miei stessi pensieri, le sbarre della gabbia
E improvvisamente il colore, la luce del giorno
svaniscono in un grigio vuoto
Non importa cosa, non riuscirò mai a rompere questa gabbia'Ci pensa poi
'Strike From The Sky' a riportare il thrash più diretto in carreggiata, mentre
'Through A Glass, Darkly' è sicuramente la canzone più particolare dell'album, un mid tempo oscuro e decadente, cantata da John Kevill in maniera superba e con una intensità altissima, mentre con
'Neuromancer' si rallenta leggermente l'andatura, puntando più sull'headbanging. Da segnalare un ottimo lavoro per quanto riguarda il riffing e gli assoli, non messi a caso, ma con quel piglio epicheggiante che rientra benissimo con ciò che questi cinque ragazzi vogliono raccontare.
Inutile andare avanti dunque, andate ora oltre queste mie parole e correte all'ascolto di
'Wrath And Ruin', che si mette in posizine per essere uno degli album thrash mettal migliori di quest'anno, e che dimostra, nuovamennte, come i
Warbringer non accennino a fare un passo indietro neanche sotto minaccia.
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