In passato le
compilation sono state un mezzo importante per consentire la “scoperta” di astri nascenti del
rock, per poi diventare spesso operazioni squisitamente “commerciali” con cui le etichette discografiche attraevano i
musicofili più sprovveduti (catturati grazie alle
superstar del settore) o magari allettando la categoria dei
completisti (attraverso inediti tra l’altro non sempre all’altezza della situazione).
Da qui la scarsa considerazione della pratica antologica, attualmente soppiantata pure dalla diffusione di algoritmi in grado di analizzare i gusti dell’utente per identificare similitudini e compilare
playlist basate su tali dati.
Chi, però, ha apprezzato come merita “
We still rock – The compilation”, pubblicata nel 2016 via Tanzan Music, sa bene che le eccezioni esistono e sono talmente “eccezionali” da essere agognate dal pubblico di riferimento, in particolare da quello che ancora oggi sceglie il “formato fisico” per le sue “feticistiche” sessioni d’ascolto.
Ed ecco che il secondo capitolo della raccolta, denominato “
We still rock . . . The world”, con la sua favolosa mescolanza d’inediti e versioni alternative di canzoni già pubblicate (ma in diversi casi precedentemente disponibili solo sulle piattaforme digitali) da numerosi artisti italiani (e dai loro coadiutori internazionali), appare ancora una volta un’occasione imperdibile per rendersi conto, tra nomi noti e gustosissime anticipazioni, dell’elevato livello artistico raggiunto dal
Belpaese in un settore un tempo ritenuto “precluso” ai non anglosassoni.
A sorprendere, oltre alla qualità specifica delle selezioni, è l’assoluta compattezza della scaletta, che riesce a essere sufficientemente variegata nei suoni e negli stili mantenendo inalterata la coerenza espressiva.
Sottolineando come tutti (e ripeto tutti …) i pezzi meriterebbero commenti singoli, mi limiterò a segnalare i momenti che considero maggiormente stuzzicanti, a partire,
noblesse oblige, da “
I’m alive” una nuova
sciccheria griffata
Shining Line, magistralmente pilotata dall’ugola educata della
rockeuse esordiente
Lexyia.
Impossibile poi, non citare "
Ride or die" dei
No Limits, con l’impeccabile
Robbie LaBlanc alla gestione microfonica e il tocco sopraffino di
Stefano Lionetti, i tre pezzi degli indimenticati
Laneslide, o ancora le chicche targate
Night Pleasure Hotel e
Mindfeels (a quando il nuovo albo,
guys?), che confermano appieno le spiccate virtù dei rispettivi esordi discografici.
Il
remaster del singolo “
Diamonds rain” dei
Soul Seller rappresenta un eccellente “ripasso” (propedeutico pure all’approccio con il nuovo, attesissimo, ”
Fight against time”) dell’elevato rilievo artistico dei sabaudi, mentre "
Kings of the underground” dei
Füel For Tunes (“sconfinamento” di
Pierpaolo “Zorro” Monti nei territori
sleaze rock, supportato nell’impresa da
Alessandro Del Vecchio e dalla sezione ritmica dei Bullring), “
To be the number one” dei
Firesky (promettentissimo progetto internazionale concepito dal batterista finlandese
Mika Brushane, completato da
Davide Merletto,
Samuli Federley,
Time Schleifer e
Saal Richmond degli In-Side) e “
Before that night” dei
Broken Carillon (con la “garanzia”
Gianluca Firmo e la brillante vocalità di
Rebecca Bravo) rappresentano le “anteprime” più stimolanti di una scena che continua ad esibire autorevoli rappresentanti.
Complimenti a tutti, insomma, primariamente ai gruppi coinvolti e poi a chi si è “sbattuto” per patrocinare, selezionare e assemblare (nello specifico,
Art Of Melody Music /
Burning Minds Music Group, in collaborazione con gli esimi colleghi di
MelodicRock.it) questo straordinario assortimento di
hard melodico, in cui sarà facile individuare dosi importanti di talento, sensibilità e intelligenza, il tutto, ma guarda un po’, per nulla “artificiale”.