"Steel and Starlight" è senza dubbio l'album più conosciuto degli ottimi Shok Paris, band statunitense edita dalla Auburn Records (che lanciò, tra gli altri, i Destructor di Dave Overkill), che debuttò nel 1984 con "Go for the Throat". Nacquero nella zona di Cleveland, nell'Ohio, nel 1982 per mano del batterista Bill Sabo e dei due chitarristi Eric Manderwald e Ken Erb, cui si aggiunsero presto il singer Vic Hix (Aftershok e Banger) ed il bassista Kel Berkshire. La prima apparizione degli Shok Paris risale al 1983, anno in cui la band comparve sulla "Metal Cleveland" compilation della Clubside Records con il brano "Go Down Fighting" (poi inserito nell'album qui trattato).
Rispetto al primo disco, "Steel and Starlight" è un album più patinato, con una vena hard 'n heavy e delle melodie (mai scontate) più marcate. L'apertura di "Go Down Fighting" mette subito in chiaro le cose, con le sue armonie squisite e magniloquenti di chitarra; tecnica sopraffina, a servizio del buon gusto, ed un tocco incredibile, di chiaro stampo americano, quasi class, sono i punti di forza di Ken Erb, autore di tutte le canzoni dell'album, molte delle quali assieme al Vic Hix. Si tratta di un disco estremamente vario, che passa da attacchi tipicamente heavy/power alla Savage Grace a momenti melodici di hard 'n' heavy, il tutto condito da una performance strepitosa e da un songwriting di altissimo livello, arricchito da arrangiamenti pressochè perfetti. Una menzione d'onore la merita anche la produzione, ad opera di Denny Nowak e Bill Peters (anche produttore esecutivo), cristallina ma rocciosa e viva, benchè più patinata rispetto al full-length di debutto.
La prestazione di Vic Hix dietro al microfono è impressionante, da brividi, con la sua timbrica drammatica e roca, molto vicina al più aggressivo Graham Bonnet (ex-Rainbow/Impellitteri) o a Ronnie James Dio, e la sua estensione incredibile; impossibile non sentire un brivido lungo la schiena nella strofa trascinante di "Steel and Starlight", così come nell'urlo conclusivo a salire di "Rocked Outta Love" o nell'attacco rabbioso della bellissima "Exhibit A". In questo secondo album la band vede l'ingresso in line-up del nuovo batterista Jan Roll, che sostituisce il fondatore Bill Sabo, che suona però in "Fallin' For You"; ottima la scelta dei suoni, molto ottantiani, riverberati ed esasperati, che calzano a pennello sulla proposta musicale della band. "Castle Walls", con la sua intoduzione affidata al solo squisitamente armonizzato sopra all'arpeggio di chitarra acustica, è un altro di quei pezzi da urlo che fanno grande il disco, per non parlare della rocciosa "On Your Feet" o della già citata "Exibhit A", avvicente, rabbiosa e carica di pathos. Ogni brano è un piccolo capolavoro, una gemma di inestimabile valore, in cui tecnica e genio si uniscono, al servizio della melodia vincente e del feeling. "Steel and Starlight", pur essendo nettamente meno "heavy" del suo predecessore, è un album perfetto, forse più accessibile a tutti e meglio adatto al mercato di quegli anni, ma realizzato nel migliore dei modi in ogni particolare, musicale, lirico e artistico (molto bella ed evocativa la copertina, ad opera di Eric Apel). Un album da avere assolutamente, un manifesto dell'heavy americano della seconda metà degli '80; capace di far alzare le braccia al cielo, come di strappare una lacrima, questo "Steel and Starlight" è uno dei migliori dischi che mi sia mai capitato di sentire, per una band ingiustamente sottovalutata che ha fatto nella propria storia cose incredibili.
Nota: La song "On Your Feet", venne anche utilizzata come colonna sonora del sci-fi horror movie "The Hidden".
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?