Ohibò!
Non sentivo del puro metallo cantato in lingua francese (nei confronti della quale, lo ammetto candidamente, nutro delle serie perplessità), dai tempi dei gloriosi
Sortilège: et voilà, Mesdames et Messieurs, ecco a voi, direttamente da Lione, gli
Animalize.
La band transalpina giunge alla seconda fatica discografica, intitolata
Verminateur (
Dying Victims Productions), con una line-up, tanto preparata tecnicamente, quanto bizzarra nella scelta dei propri nomi d’arte: troviamo infatti
Coyote alla voce e al basso,
RattleGab e
Jessman alle chitarre e
Hyungminator (recentemente sostituito da
Lynx) dietro le pelli!
Verminateur è un album schietto, caratterizzato da un song-writing decisamente vivace, seppur lineare, da ritmiche veloci, chitarre incisive e trame melodiche convincenti, a metà strada tra NWOBHM e speed metal.
In questa danza di sonorità appartenenti alla tradizione, gli
Animalize sembrano trovarsi pienamente a loro agio, divertendosi parecchio (in questo senso, non appare casuale la scelta dei nick demenziali scelti dai 4 musicisti) e cercando, al contempo, di esprimere tutta la loro creatività compositiva. La band alterna abilmente tracce d’impatto (
Armé de la Nuit,
Cheval Astral e
Envhaisseurs), ad altre, più intime e malinconiche (come
Damnée, con le sue atmosfere che sembrano provenire direttamente dal Sol Levante, oppure l’intensa
Prière de Remords la cui struttura, si regge totalmente sull'accoppiata pianoforte-violino, ma anche la conclusiva
Reviens-moi) o, altre volte ancora, opta per brani scanzonati, quale la schizofrenica title-track o l’ironica
Bons Baiseurs d’Outre-Tomb (se non conoscete il francese, cercatene la traduzione, un sorriso, anche timido, ve lo strapperà sicuramente).
Questa varietà musicale, inserita comunque all’interno di un contesto classico, funziona e, a conti fatti,
Verminateur si rivela un lavoro frizzante e intelligente, che scorre piacevolmente, dall’inizio alla fine e non annoia mai, proprio per la sua eterogeneità stilistica, che si sposa sorprendentemente bene, con la sua immediatezza.
Peccato solo per....quel cantato in lingua madre, la cui pronuncia eccessivamente morbida, male si adatta all’incisività del metallo! Nessuno si offenda per quanto scritto, probabilmente è solo un mio limite ma, in caso contrario...pazienza! D’altronde, è universalmente risaputo che il “politically correct” e la Redazione di Metal.it, sono come due rette parallele, che mai si incontreranno!
Salut a tout le monde!