Copertina 7

Info

Anno di uscita:2025
Durata:40 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. DOWN THE WALLS
  2. YESTERDAY (MY END, MY BEGINNING)
  3. VENENO
  4. FEAR
  5. AFTER
  6. COMO SE FOSSE HOJE
  7. BULLETPROOF
  8. SO SWEET
  9. AVERSãO
  10. I'M SORRY
  11. DEAD LIKE YOU

Line up

  • Indira Castillo: vocals
  • Bruna Tsuruda: guitar
  • Juliana Salgado: drums
  • Rafaela Reoli: bass

Voto medio utenti

Ma guarda un po’ che bel dischetto di “hard-rock moderno” ti sfornano queste Malvada.
Una sorpresa, un pochino perché sono brasiliane (lo so, è un piccolo, infondato, “pregiudizio” …) e molto perché non ne avevo mai sentito parlare, nonostante il loro disco d’esordio “A noite vai ferver”, come apprendo ora, sia stato apprezzato in maniera abbastanza diffusa, tanto da attirare l’attenzione della “famelica” Frontiers Music.
Malvada”, come anticipato, è davvero un bel modo per mescolare le “memorie” del genere e le sue propaggini più attuali, finendo per inserirsi nell’ambito musicale in cui operano Skunk Anansie, Halestorm, New Years Day, Anouk e le messicane The Warning.
Un bel calderone di suoni e suggestioni, ottimamente pilotato dalla (nuova) cantante Indira Castillo, un’autentica fuoriclasse della fonazione modulata, dal timbro pieno, seducente e incisivo, esplicitato attraverso notevoli capacità interpretative.
Il resto lo fanno composizioni piuttosto variegate e sempre abbastanza “a fuoco”, capaci di esplorare le velleità dell’alternative “radiofonico” contemporaneo, come accade nella pulsante “Down the walls”, nella strisciante “Yesterday (My end, my beginning)” e nella scura “Bulletproof”, o addirittura di lambire con “After” le scansioni marziali di certi Muse.
Appena leziose quando si tratta d’impegnarsi nella costruzione di un melodramma sinfonico denominato “Fear”, le Malvada diventano ancora più seduttive e “particolari” nel momento in cui decidono di utilizzare la madrelingua, vedasi le venature vagamente trip-hop di “Veneno” e le scorie folk di “Como se fosse hoje”, e anche “Aversão”, pur meno “caratterizzata”, acquisisce grazie al portoghese un pizzico di gradevole eccentricità.
La ballata romantica “So sweet” e la languida “I'm sorry” consolidano la seduttività della laringe della Castillo, capace, poi, di conferire alla conclusiva “Dead like you” un graffio che ne risolleva le fragili sorti compositive.
Nella speranza che il connubio tra genere musicale e origini geografiche (maggiormente accreditate a sonorità più “estreme”) non limiti la considerazione a livello internazionale di “Malvada”, non mi rimane che accogliere le sue artefici tra le rivelazioni emergenti del settore, degne di plauso per i risultati ottenuti e meritevoli di attenzione per gli auspicabili sviluppi futuri della loro versatilità espressiva.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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