Dopo ben dieci anni di attività, trascorsi tra non pochi problemi di line-up e di etichette, ecco tornare i tedeschi Scapegoat, capitanati dall'inossidabile Tosse Basler, come sempre alla voce e alla chitarra. Il genere proposto è sempre quello, indefinito, inclassificabile, fuori dagli schemi; il "Freestyle Metal" degli Scapegoat, per usare un termine a loro caro, non è però pretenzioso e non vuole passare per qualcosa di innovativo o forzatamente alternativo; semplicemente lo è, ma per sua stessa natura. Non c'è la benché minima forzatura eccentrica nelle strutture dei brani, né tanto meno nelle scelte sonore di ogni singolo strumento; il tutto ha una leggerezza e una naturalezza incredibile. La matrice tedesca è ben presente nel sound e si sente soprattutto sul piano dell'aggressività, come dimostra la opener "Martyr"; le composizioni si snodano però nella più totale immediatezza tra cambi repentini di linee melodiche e di parti di batteria, proponendo più volte soluzioni stilistiche geniali e di assiomatico valore. Sopra ad una base ritmica spesso prog, seppur lontana dalle sterili e squallide esibizioni di mera perizia tecnica, come quelle che ci propina troppo spesso la band più quotata del genere, si innestano alla perfezione le chitarre quasi thrash di Basler, che vanno ad appesantire il sound generale delle composizioni. Da segnalare anche il grande lavoro di Daniel Herbert, bassista dalle indubbie capacità tecniche e autore in questo "Goddog of Prey" di una prestazione veramente sopra le righe. Per quanto riguarda i brani, devo sottolineare il fatto che si spazi enormemente tra uno e l'altro, viaggiando da sperimentazioni mai fastidiose a momenti di avvicinamento ai terreni più canonici dell'heavy metal tedesco, come con la bellissima e geniale "Until you Turn to Dust". Più volte i brani e la voce di Tosse Basler sembrano rimandarci ad alcune composizioni degli ultimi Heavens Gate, come per esempio con "Life is a Failure", molto vicina alle sonorità crunch tra hard rock e heavy metal di quel capolavoro indiscusso che è "Planet Earth". Molto più classici e "rockeggioni" sono invece i due brani "Gutterfly" e "Stoker", con i quali emergono appieno le influenze tradizionali e fondamentali del trio tedesco, che strizza l'occhio, specialmente in "Stoker", al più puro metal n' roll targato Motorhead.
Ottimi brani e ottima band per un album di indubbio valore artistico che potrebbe piacere a tutti, soprattutto per la propria spontaneità e per la propria freschezza musicale. Sicuramente gli Scapegoat hanno dimostrato, con questo "Goddog of Prey", di avere tutte le carte in regola per ottenere un posto di rilievo nella scena internazionale. Auguro loro questo invidiabile futuro e consiglio a tutti voi un ascolto dell'album.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?