Ci sono nazioni che sembrano particolarmente avvezze alla produzione di musica “strana”, o quantomeno difficilmente etichettabile.
Il Belgio, limitandosi ai confini europei, lo possiamo annoverare proprio tra questi Paesi “insoliti” dal punto di vista sonoro (Deus, un nome per tutti …), e a confermare quella che può apparire una generalizzazione semplicistica, arrivano questi
Killjoy, un duo con sede a Bruxelles che con “
Dream and violence” debutta in una scena
rockofila tutt’altro che particolarmente “imprevedibile”.
La loro miscela di
screamo,
metal, musica elettronica, scorie
prog e
psichedelia, pare invece abbastanza peculiare e se una sorta di fusione tra Refused, Kyuss, The Blood Brothers e Russian Circles stimola in qualche modo la vostra fantasia, quanto proposto da
Kilian Naofs e
Joachim Poitevin potrebbe essere una buona scelta per concretizzare tale visione.
Un’immagine dai contorni slabbrati, liquidi e furenti, dunque, che s’insinua nei sensi con un’intro suggestiva, poderosa e sinistra, per poi tingersi di antracite e schizofrenia di “
Dream” e acquisire sfumature cibernetiche in “
Violence cookie”, una “roba” che nell'insieme credo potrebbe finire per piacere tanto a
Ian MacKaye quanto a
Dennis Lyxzén.
“
My defender” aggiunge i Beastie Boys alla congrega di illustri influenze e sebbene si tratti di (come spesso accade …) di suggestioni d’ascolto non “confermate”, l’impressione è che i
Killjoy, anche grazie al
break psichedelico inserito nel pezzo, possiedano un
background espressivo piuttosto ampio e variegato.
Lo stesso che consente di rilevare il tocco
Barrett-iano concesso al clima apocalittico di “
Artificial flavour” e alle spire ellittiche di “
Poker with God”, mentre in “
Darkness” il contrasto tra quiete e rabbia diventa ancora più intenso e viscerale, concludendo un albo magari non pienamente focalizzato e tuttavia intrigante, capace di accendere l’attenzione dei
musicofili meno “tradizionalisti”.
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?