degreed - The Leftovers - Volume I

Copertina 7

Info

Anno di uscita:2025
Durata:34 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. IF IT WASN’T FOR ME
  2. GOOD ENOUGH
  3. LOVE YOUR ENEMY
  4. WILDCHILD (TRIBUTE TO ALEXI LAIHO)
  5. GET UP!!
  6. HARD TO BE HUMAN
  7. THIS IS LOVE (SYNTHWAVE VERSION)
  8. FALLING DOWN (ACOUSTIC VERSION)
  9. HEAR ME OUT (PREVIOUSLY UNRELEASED)

Line up

  • Robin Eriksson: bass, vocals
  • Mats Eriksson: drums
  • Mikael Blanc: keyboards
  • Daniel Johansson: guitars

Voto medio utenti

Viviamo tempi talmente frenetici che per gli artisti diventa quasi indispensabile non lasciar passare troppo tempo tra un disco e l’altro, evitando così il rischio di venire “accantonati” negli interessi dei rockofili in favore di chissà quante altre inarrestabili novità musicali.
A due anni pieni dal precedente “Public address”, per i degreed era dunque verosimilmente importante fornire un “segno di vita” tangibile a tutti i loro estimatori, ed ecco che questo “The leftovers - Volume I” (in prima battuta uscito solo in digitale ed oggi disponibile anche in forma “fisica”, addizionata con tre bonus track) risulta adeguato allo scopo.
Una serie di “avanzi” (in parte rielaborati per l'occasione) tratti dalla loro discografia utili a “ricordare” quanto gli svedesi siano abili nel rendere il rock melodico una “materia” adatta anche alle generazioni meno “navigate”, operando un processo di sintesi fra tradizione e modernità piuttosto persuasivo.
Rimane sullo “sfondo” quel piccolo senso di manierismo espressivo che inevitabilmente, dopo aver contraddistinto la carriera dei nostri fin qui, non può che emergere anche da questo dischetto, aperto da una “If it wasn’t for me” in cui però tale difettuccio finisce per essere fagocitato dal fascino delle pulsazioni soniche di un inno idoneo pure alla radiofonia contemporanea.
Meno efficace appare la grinta un po’ statica di “Good enough”, rivitalizzata solo da un buon ritornello e dal break strumentale, mentre “Love your enemy”, anche se poco “caratterizzata”, piace per l’incedere incalzante e la verve melodica.
Wildchild” (tributo al compianto Alexi Laiho dei Children Of Bodom) è un anthem di discreta fattura, e giudizio analogo se lo aggiudica pure la successiva “Get up!!”, contraddistinta da un groove più denso e ruvido.
La ballata “Hard to be human” aggiunge un bel carico di romanticismo ad una raccolta che con le due bonus giapponesi “This is love - synthwave version” (di “Public address”) e “Falling down - acoustic version” (di “Are you ready”) conferma le variegate qualità espressive dei degreed ed in particolare le capacità interpretative del loro cantante Robin Eriksson.
Con “Hear me out”, un altro ottimo esempio di crescendo melodrammatico dominato dalla voce del singer scandinavo, si conclude un dischetto che funge sia da “ripasso” di ciò che è stato e sia da anticipazione di ciò che verrà (confidando, ancora una volta, nella rimozione assoluta delle scorie di formalismo …), con un nuovo album completo previsto per l'inizio del 2026.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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