Copertina 7

Info

Anno di uscita:2025
Durata:41 min.
Etichetta:Rise Records

Tracklist

  1. PALE HORSE
  2. RABBIT HOLE (COWARDS, PT. 1)
  3. JIM JONES (COWARDS, PT. 2)
  4. HALLUCINATIONS
  5. WOLVES (LOVE & LIGHT)
  6. KARMA GODDESS
  7. BLOOD OUT IN THE FIELDS
  8. AL PHOBIAS
  9. SHOCKED AT THE END OF THE WORLD

Line up

  • Pete Loeffler: vocals, guitar, bass
  • Sam Loeffler: drums

Voto medio utenti

Sono passati ventitré anni da “Wonder what's next”, album (il secondo della loro discografia) con cui ho conosciuto i Chevelle e continua il mio rapporto “controverso” con il gruppo dei fratelli Loeffler.
Allora si trattava di una realtà emersa all’interno della prospera (tanto da incidere per la Epic Records) scena nu / alternative metal, ma anche oggi che i tempi sono cambiati e questo “Bright as blasphemy” esce senza il supporto di una major la situazione non è variata.
Intendiamoci, siamo di fronte ad un gruppo di valore, che gli estimatori di Staind, Tool e Deftones non possono trascurare, eppure a differenza dei suddetti, per quanto mi riguarda, nei confronti dei nostri non è mai scattata la “scintilla” del pieno consenso.
Non è facile “spiegare” i motivi di tale dissidio, anche perché le interpretazioni di Pete Loeffler sono adeguatamente sofferte ed empatiche e il songbook dei Chevelle si mantiene su livelli apprezzabili, alternando sapientemente, come da copione del genere, melodia e rabbia.
Diciamo allora che in questa specifica formula sonora rilevo, oggi come ieri, un pizzico di manierismo, di quello che impedisce all’ascolto di trasformarsi in un’esperienza emotiva “totalizzante”.
Se ai tempi “d’oro” del settore si poteva imputare la questione ad una forma di “scaltro” allineamento al mainstream, in un momento storico in cui certi suoni non sono più al centro dell’attenzione (ma stanno tornando in auge già da un po’ …), temo di non potere fornire al lettore una maggiormente tangibile e concreta motivazione.
Ciò detto, passiamo a segnalare i momenti dell’opera maggiormente efficaci, a cominciare dalle due parti dei “Cowards” (“Rabbit” e “Jim Jones”) intriganti per dinamismo armonico e consona carica emozionale, per proseguire con l’introspettiva “Hallucinations” (davvero intensa) e approdare allo psicodramma semi-acustico (vagamente Floyd-iano) “Blood out in the fields” e alle ritmiche pulsanti e alla melodia adescante di “Al phobias”.
In rappresentanza di una modalità espressiva tanto collaudata quanto ben gestita, infine, una menzione se la meritano pure “Wolves (Love & light)” e “Karma goddess”, caratterizzate da groove densi e metallici di sicura presa.
In conclusione, non posso che accogliere il nuovo albo dei Chevelle con una certa soddisfazione, evidenziando ancora una volta le buone qualità artistiche di una band che, tuttavia, neanche nella “maturità” sembra essere in grado di manifestare pienamente le sue notevoli potenzialità.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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