I
Calico Jack hanno "razziato" il loro moniker dal famoso (protagonista anche nelle quattro stagioni di "Black Sails") pirata John "Calico Jack" Rackham, cui si riconosce il merito di aver ideato il più famoso vessillo pirata: il Jolly Roger.
E i temi pirateschi sono poi stati sempre al centro della loro proposta musicale, lungo due album, tanto da andare a proporre su questo EP la loro rivisitazione di alcuni canti di lavoro marinareschi. Gli Shanty, come vengono chiamate queste canzoni, scandivano e accompagnavano il lavoro dei marinai durante le manovre di navigazione, ed ora terranno compagnia a che si approccerà a questo "
Jack Speak Shanties", uscito come il loro secondo full-length "Isla de la Muerte" (2023) per la
Rockshots Records.
Svelato sin da subito che tra questi cinque episodi non trova posto la famosa canzone pirata (almeno secondo Robert Louis Stevenson e il suo romanzo "L'isola del Tesoro") "Dead Man's Chest", scopriamo che il sestetto lombardo è andato a "pescare" nella tradizione dei balenieri neozelandesi, della British Royal Navy e della Marina Mercantile britannica.
Più vicini al Folk Metal di formazioni come Finntroll, Korpiklaani o Ensiferum, ma anche con rimandi ai Primordial, piuttosto che al più classico Heavy & Power Metal dei Running Wild, e lo ribadiscono già con la schioppettante doppietta piazzata in apertura: "
Wellerman" e "
Don't Forget Your Old Shipmate", dove il violino di
Dave (non credo tuttavia sia lui il suonatore tratteggiato sulla copertina...) riesce a mantenere un legame con le versioni originali, mentre musicalmente e per l'approccio vocale siamo più dalle parti del Mare del Nord e dal Mar Baltico che dei Caraibi o del Golfo di Hauraki. Così non stupisce se il loro arrangiamento di
"The 24th of February" rimandi, e non poco, ai Finntroll di "Jaktens Tid" o se la conclusiva "
Spanish Ladies", con quel pizzico di melodia ed epicità in più, si piazzi a metà strada tra Primordial e Turisas.
Episodio curioso e in parte divertente, ma non fondamentale e peraltro penalizzato da una resa sonora alquanto caotica e sguaiata, restiamo quindi in attesa del loro terzo album, beh... sempre che nessuna nave da corsa li abbordi e si appropri del master prima che possa andare in stampa.
Fifteen men on a dead man's chest.. Yo-ho-ho, and a bottle of rum!
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