Dopo spose, corvi, terreni, pure la nitroglicerina (?!?!) e la tristezza, pioggia, Roma (e vabbè... ci mettiamo pure a rispolverare Nerone), cieli e mari o le immancabili streghe, ecco che scopriamo che a bruciare è pure il Sole.
Chiuso in maniera impietosa il capitolo originalità nella scelta del loro nome, vedremo quanta i
Burning Sun ne hanno riservata al loro secondo album, "
Retribution".
Ma prima una rapidissima introduzione per questa formazione - o meglio un duo: l'ungherese
Zoltán Papi e il cileno
Pancho Ireland - che in realtà ha adottato il proprio moniker ispirandosi agli Helloween (precisamente dall'omonimo brano di "Straight out of Hell") e si è poi appoggiata a svariati ospiti per le registrazioni, prima dell'esordio "
Wake of Ashes" e poi dell'EP "
The Shadows of Darkfang Keep".
E ora torniamo al capitolo originalità, ma trarrete voi le conclusioni se vi dico che liricamente vanno a rilanciare un concept Fantasy dove la protagonista è l'eroina Emily, ovviamente la guerriera che si staglia sulla copertina del disco (come già per tutte le precedenti uscite), mentre musicalmente sono manifeste le influenze di realtà europee come i già citati Helloween, e, tra i tanti altri, HammerFall, Edguy, Bloodbound o Dragonland, pur senza rinunciare a lanciare qualche occhiata verso lo US Power & Speed Metal.
I presupposti potrebbero non sembrare dei migliori, invece "
By the Light" si rivela un bel brano veloce e ben modulato dove si mette subito in mostra la voce ruvida di
Pancho Ireland (Merciless Law) che mostra anche un bel tocco alle chitarre, anche se non mi è dato sapere se viene affiancato da qualche ospite. E se i
Burning Sun si confermano battaglieri (tanto da non farsi mancare uno sferragliare di spade) sulla corale "
Fight in the Night", ecco che con "
Aftermath" sembrano voler andare a sfidare il buon Udo Dirkschneider su uno dei suoi campi di battaglia preferiti: quei pezzi che partono lenti e sofferti ma che si fanno insistiti per poi esplodere in un maestoso guitarwork o un glorioso finale. "
Cold Winds" scorre via senza particolari sussulti anche se si lascia alle spalle gli ennesimi ottimi fraseggi di chitarra, ai quali spetta - doppiata da alcuni effetti - aprire la successiva "
Heart of Darkness" che mostra i canini ma senza la dovuta ferocia, anzi perdendosi in qualche passaggio un po' confuso, soprattutto a livello di chorus. Quindi i
Burning Sun mettono a fuoco e fiamme il finale dell'album, a partire da "
Open Your Eyes", con l'ospite
Aleksandra Stamenković (chitarrista nei Jenner e Forzen Crown) alle prese del secondo assolo, episodio maggiormente centrato ma anche quello dove si fa più marcata la sensazione di essere alle prese con una drum machine, quindi con una "
Shadows Undone" che svela un D.N.A. helloweniano ed infine tocca a "
Redemption", con quella sua spinta a coniugare velocità e melodia che fa molto Gamma Ray.
Non avevo particolari aspettative nell'approcciarmi a "
Redemption", invece ho scoperto diverse cose interessanti, peccato per certe scelte negli arrangiamenti e per quel drumming troppo sintetico e zanzaroso che lo ha penalizzato soprattutto nella frazione conclusiva del disco, quella dove i
Burning Sun hanno lasciato andare le briglie al loro Power Metal.
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