Caspita che ritorno col botto!
Dopo il discreto “
Medusa” e la cocente delusione di “
Obsidian” che mi avevano fatto presagire nubi fosche all’orizzonte contro ogni mia previsione la band di Halifax mi ha stupito.
Perchè con un colpo di spugna ha dissipato i miei dubbi con una prestazione maiuscola, soprattutto il frontman.
Partiamo col dire che la band rispolvera il doom/death metal in maniera superba basta sentire “
Tyrants serenade” che ha quel riff di chitarra malinconico che si interpone nel muro sonoro creato dalla sezione ritmica e non ti si stacca più o la amarissima “
Lay wreath upon the world” che parte come se fosse una ballad acustica per poi deflagrare pesantemente come una lapide sull’esistenza.
La melodia e gli assoli ci sono all’interno del disco perché bilanciano la poderosità della ritmica che non fa sconti e si sente la potenza perché la si percepisce in quantità esponenziale.
Ma non è tutto, perché gli inglesi piazzano anche bordate metalliche come in “
Diluvium” o “
Deceivers” che mi ha riportato alla memoria i bei tempi di “
Draconian Times”.
Adesso veniamo al buon
Nick Holmes, devo ammettere con soddisfazione che è la performance più convintente degli ultimi anni; passa dal classico tono pulito profondo melodico al graffio sporco con naturalezza e anche quando si concede il lusso di sfoderare il suo proverbiale ringhio death non ha cali di intensità.
La produzione è potente, forse avrei preferito un suono più naturale ma è un mio gusto personale.
In ultima chiosa, questo ritorno mi rinfranca e soprattutto farà felici molti fa come me dei pionieri del genere e va dritto nella mia personale Top di fine anno, bravi
Paradise Lost!
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