Copertina 7,5

Info

Anno di uscita:2025
Durata:46 min.

Tracklist

  1. BROKEN
  2. DISENGAGED
  3. DON’T REMIND ME
  4. DOWNFALL
  5. HERE IT ENDS
  6. BLEED FOR ME
  7. FAR AWAY
  8. KILL FOR YOU
  9. DECAY
  10. VOID
  11. DOOM OR DIE
  12. IMPERFECTLY YOU
  13. HURT
  14. AFTERMATH
  15. DEAD EYE

Line up

  • Larissa Vale: vocals
  • Eric Deering: guitar
  • Mark Alexander: bass
  • Rom Gov: drums

Voto medio utenti

Suonano di supporto a Marilyn Manson e in compagnia dei Cradle of Filth, coverizzano Rammstein e Type O Negative e sono guidati da una cantante che nella sua laringe ospita l’efferata schizofrenia di Jonathan Davis, la morbosità di Brian Hugh Warner e le capacità seduttive di Shirley Manson … comunque la pensiate sulla loro musica, non si potrà certo affermare che gli americani Black Satellite siano un gruppo con dei “pregiudizi” o frenato da barriere settarie.
E tale suggestione in realtà poi si riflette nelle loro scelte espressive, come ben si evince dal questo secondo albo intitolato “Aftermath”, in cui il nu-metal (ivi comprese le sue devianze industrial) si combina piuttosto felicemente con l’alternative più “radiofonico”, aggiungendo, a tratti, all’impasto sonico pure un tenue velo di gothic-metal.
Insomma, un bel mélange di suoni e di stili, magari non propriamente “rivoluzionario”, eppure proposto con un’urgenza e una vigoria espressiva tali da rendere il risultato finale un’appagante “rivelazione” per un pubblico ampio e variegato, sia in fatto di dati anagrafici e sia in fatto di gusti musicali.
Poter contare sull’ugola flessibile, carismatica e inquieta di Larissa Vale rende ovviamente ancor più efficace un patchwork sonoro in cui le melodie e un diffuso feeling caliginoso sono importanti quanto la rabbiosa e psicotica catarsi che la band rovescia sull’astante fin dall’openerBroken”, un incisivo reminder della migliore arte Korn-iana.
La strisciante “Disengaged” e “Don’t remind me” proseguono su medesimi registri, evidenziando il lato più affabile e inquietante di una formula che in “Downfall” riprende a scorticare i sensi, tra pulsazioni industriali, grevi distorsioni metalliche e un refrain vischioso.
Here it ends”, “Kill for you”, “Void”, “Hurt” (con le loro vaghe sfumature di retaggio grunge) e le suggestive elegie electro-dark della title-track rivelano le doti dei Black Satellite nel saper gestire con apprezzabile acume il versante maggiormente mainstream della questione e se “Bleed for me” e “Decay” appaiono i brani meno incisivi della raccolta, “Far away” e “Imperfectly you” intrigano l’astante con un mix di angoscia e liquide trasparenze soniche, le scansioni marziali e anthemiche di “Doom or die” sono perfette per attrarre i fans del Reverendo e “Dead eye” sigilla, tramite tumultuose dissonanze, un album in cui sono evidenti le qualità artistiche di un “emergente” di valore e prospettiva, che appare impegnato in un’intrigante percorso di “crescita” … “Aftermath” lascia, dunque, favorevolmente impressionati, persuasi che si saprà far notare anche in un mercato discografico congestionato come quello attuale.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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