Il quarto
prog-jet di
Baro,
alias Alberto Molesini, innalza ad un livello superiore il lavoro già molto ispirato e competente esposto dal nostro nei dischi precedenti.
Ritengo opportuno iniziare la disamina di “
Aionverse” con un’introduzione che sembra quasi un epilogo, allo scopo di chiarire fin da subito che siamo di fronte ad un
album che esalta tutte le migliori peculiarità del
progressive rock settantiano, elaborate secondo una maturità espressiva e una sensibilità rare, capaci di rendere il risultato finale un’esplorazione tutt’altro che banale o didascalica della tradizione di genere.
Alimentato da un
concept che, sviluppandosi attraverso una struttura narrativa multi-personaggio, diventa una vera
opera rock, il disco valorizza le influenze di classici del calibro di Yes, ELP, Genesis, Gentle Giant e del
prog-jazz britannico attraverso un processo di sintesi e parafrasi che conduce ad una rielaborazione personale di temi e suggestioni note, in cui l’estro e il virtuosismo non reprimono mai la comprensibilità delle melodie.
Una felice selezione di ospiti (da cui spiccano i nomi di
Heather Findlay dei Mostly Autumn e Ayreon e
Jacopo Meille dei Tygers of Pan Tang) si pone così al “servizio” di un
plot che affronta i misteri dell'eternità dell’esistenza attraverso le vicende di due gemelli che, diversi per temperamento e impegnati in avventurosi percorsi di vita separati, fatalmente si riuniranno proprio per una riflessione sul senso della condizione umana.
Il tutto all’interno di un luogo senza tempo e spazio, chiamato per l’appunto “
Aionverse”, e sotto l’osservazione del
Creatore (
Andrea Vilardo, di fama Moto Armonico e Blind Golem), l'
Essere Supremo che veglia senza ingerenze su queste anime dubbiose e in cerca della propria identità.
Una descrizione sommaria, da consegnare all’ascoltatore con l’intento di stimolare approfondimenti e ragionamenti individuali mentre si abbandona a queste architetture musicali in cui s’intrecciano polifonie vocali (in cui scorgere anche l’influsso dei migliori New Trolls), tessiture sonore pulsanti e barocche (dove gli Yes appaiono il modello preponderante), imprevedibili fluttuazioni armoniche e un gusto per intriganti saliscendi di natura
jazz-rock davvero spiccato.
Difficile, se non addirittura “controproducente”, tentare in questo contesto descrizioni o selezioni singole, e ciononostante mi spingo, anche per questioni “affettive”, a segnalare la prova di
Jack Meille (che seguo con ammirazione fin dai tempi dei Mantra) in “
Biz-R world”, un pezzo che, edificato sul basso vigoroso di
Baro, tratteggia emozioni soniche profonde e cangianti.
Ora, non so dire se, come affermò
Alberto in occasione di un’intervista che ci concesse nel 2021, queste brillanti composizioni sono ancora una volta scaturite “
per volontà e per caso”, ma quello che è certo è che non è eccessivo definire “
Aionverse” un esempio di sofisticato e coinvolgente
art-rock, di quelli in grado di rendere fiera la nostra nobile “scuola” di settore anche in questo convulso 2025.
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