Nove
album e vent’anni di carriera discografica sotto la denominazione
Hartmann … e ciononostante ho l’impressione che il popolo dell’
hard n’ heavy si ricordi di
Oliver Hartmann soprattutto per la militanza negli At Vance e ancor di più per la partecipazione al celebre
progettone Avantasia.
Un peccato, perché dal debutto “
Out in the cold” del 2005 il nostro ha prodotto in maniera pressoché costante buonissima musica, dipanata attraverso le categorie stilistiche
hard e
melodic rock.
Non sfugge alla suddetta designazione nemmeno questo “
Twenty times colder”, un ottimo esempio di come si possa attivare l’attenzione di chi apprezza Whitesnake, Deep Purple, Foreigner, 38 Special e
Glenn Hughes senza ostentare una vena creativa particolarmente “sbalorditiva”.
Tante belle canzoni, piacevolmente variegate e alimentate da un approccio compositivo “confortevole” ma non banale e logorante, rappresentano, infatti, le fondamenta su cui si esprime la chitarra fremente e la voce appassionata di
Oliver, egregiamente supportato nell’impresa da
Markus Kullmann (John Diva, Voodoo Circle, …),
Armin Donderer (ex-Freedom Call) e
Markus Nanz.
Scorrendo i solchi dell’albo, si comincia con una
title-track dai gradevoli toni
Serpenteschi, per passare subito dopo a un pulsante
blues n’ roll intitolato “
No one but you” che sono convinto non passerà inosservato a tutti gli estimatori di Deep Purple e Rainbow.
Con “
This heart” ci si sposta su terreni affini all’
AOR arioso, dai vaghi accenti “sudisti”, e anche qui la
band si disimpegna con perizia e valore, attributi che si possono conferire anche alla successiva “
Alone”, un
bluesaccio crepuscolare da consigliare pure ai sostenitori dell’instancabile
Joe Bonamassa.
“
Just fly” conduce il
focus dell’albo sui battuti sentieri dell’
hard-rock enfatico, di stampo Rainbow-
iano, e se anche nella
ballatona notturna “
Don’t cry” le fonti ispirative sono abbastanza evidenti (con un
Hartmann impegnato, con profitto, ad inseguire le rinomate timbriche vocali di
Coverdale e
Gramm …), il risultato finale non appare per nulla fastidiosamente didascalico.
Con “
Someone like you”, un eccellente numero “adulto” sviluppato con maestria e buongusto, “
Twenty times colder” raggiunge verosimilmente l’apice del coefficiente di adescamento, in realtà piuttosto elevato pure nel pastoso clima
soulful di “
The time of your life”, nell’incalzante spigliatezza di “
Valentine’s day” e nella melodia fluttuante di “
Heart over mind”.
Tracce dell’immaginifica arte dell’indimenticato
Gary Moore si scorgono nelle soffuse e struggenti atmosfere “celtiche” di “
Remember me”, suggestivo finale di un disco pienamente godibile, che inquadra ancora una volta gli
Hartmann tra le formazioni di notevole livello artistico, posizione acquisita in ben quattro lustri di pregevole frequentazione del genere.