Dal loro ritorno sulle scene, ormai vent'anni fa, gli olandesi
Martyr non sono stati sicuramente molto attivi nella scrittura di nuovi album, solamente quattro inclusi questo nuovo
'Dark Believer' dalla reunion, ma senza ombra di dubbio la qualità è rimasta. Ebbene sì, stavolta parliamo di un gruppo a suo modo storico, seppur rimasto incastonato nell'underground, e che nato nel 1982 aveva dato alle stampe solo due dischi, ossia 'For The Universe' del 1985, seguito a ruota un anno dopo da 'Darkness at Time's Edge', per poi sciogliersi nel 1989. Non parliamo certo di musica da ricordare o che abbia cambiato lo scenario metal classico, dato che ci troviamo in quelle coordinate, ma se vi dovesse capitare l'occasione sarebbero comunque delle rarità da riscoprire. Ma torniamo a noi, perchè come detto dal 2005 il gruppo guidato dal chitarrista storico
Rick Bouwman è stato comunque attento a non uscire mai dai binari già tracciati e ben radicati nel suono della band, un heavy metal graffiante, che deve molto sopratutto nelle ultime prove a grandi come Saxon, Metal Church, e in generale alla scena NWOBHM.
'Dark Believer', in quest'ottica, si aggiunge come ulteriore tassello a questa già praticata e consolidata carriera, suggellata da un accordo con la
ROAR! Rock Of Angels Records. Non parliamo di un disco estremamente lungo, per fortuna, dato che ci si aggira sui neanche cinquanta minuti di durata, nella quale pur senza grandi picchi, i
Martyr riescono a dire la loro. Si pass da canzoni dal pigli più aggressivo e veloce, specie vocalmente, come
'Insidious' (dove sembra di sentire Tim 'Ripper Owens') o
'Harvest Of Souls', ad altri punti dove sembra che la band giri un po' su sè stessa e non sappia dove andare a parare, come nella lunga
'Cemetery Symphony', con un andazzo teatrae, quasi horror alla King Diamond, ma che non riesce mai davvero a lasciare il colpo. Anche la Titletrack sembra puntare molto su riff di impatto e momenti più pesanti, ma che anche qui non lasciano il segno. Ci si risolleva con
'Venom Scent', finalmente a fuoco, e con la conclusiva
'Legions Of The Cross' che mostra come
Robert van Haren al microfono sappia cavarsela bene su diversi registri.
Alla fine dunque
'Dark Believer' è un disco più che dignitoso, che poco aggiunge alla carriera dei
Martyr e che, a fronte di alcuni evidenti difetti ma anche di altri pregi, riesce a strappare una sufficienza abbondante. Rimarrà però a lungo nella memoria di chi ascolta giornalmente molte band? Ne dubito fortemente.