Gli armeni
Ildaruni sono al loro secondo album il quale, distaccandosi dall'esordio, abbandona quasi del tutto la matrice folk della loro terra di origine per consolidarsi in un ibrido black / death metal registrato molto bene (a differenza dell'esordio), arrangiato con attenzione, e strutturato su canzoni complesse e mai facili da approcciare.
"Divinum Sanguinem" si adagia su atmosfere mistiche tessendo paesaggi oscuri attraverso l'uso di cori melodici ed orchestrazioni maestose, i quali si fondono con un black metal dal taglio grezzo e violento, mentre, in un buon bilanciamento cromatico, fanno capolino brevi incursioni nel folk capaci di completare il prisma espressivo del gruppo.
A mio avviso, risulta evidente l'impegno del gruppo nel creare un lavoro ricco di sfumature e non prevedibile sebbene, a volte, le composizioni siano troppo lunghe e le idee non così eccellenti per reggerne la durata, tuttavia, al di là di questi difetti, l'ascolto procede "liscio", tra sussulti estremi e momenti più intimi, verso la fine di quello che è un rituale (musicale) di sacra emorragia divina, seguendo il concept filosofico, interessante e non di facile lettura, sviluppato dai nostri.
Gli
Ildaruni, dunque, si dimostrano musicisti preparati e non banali ed il loro nuovo approccio musicale certamente interessante a tal punto che, se si riusciranno a smorzarne le imperfezioni, si potrà prevedere un futuro aureo per una band estrema di classe ed intelligenza, caratteristiche che, soprattutto negli ultimi anni, latitano alla grande...
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